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Quando l’arte serviva a curare

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Quando l’arte serviva a curare

AREZZO – Mostra botanica presso le sale espositive del Palazzo comunale: è stata organizzata da Aboca Museum in collaborazione con il Comune di Arezzo e viene inaugurata oggi pomeriggio alle ore 17.
“Quando l’arte serviva a curare: gli erbari tra scienza ed arte”: questo è il titolo della mostra che rimarrà aperta fino al primo aprile e, attraverso l’esposizione di erbari del XVI-XVIII secolo, affronterà gli usi terapeutici delle piante. Rappresentato quindi uno spaccato tra sapere medievale e scienza moderna, tra cultura classica e scienza sperimentale, tra rappresentazione arcaica e rinascimento artistico.
“L’evento nasce nell’ambito dell’attività di comunicazione culturale di Aboca Museum – dichiara Valentino Mercati, Presidente di Aboca Spa. Ed ha lo scopo di approfondire le problematiche legate all’evoluzione funzionale e didattica della comunicazione botanica tra Rinascimento e Illuminismo, periodo che vide nascere molte opere descrittive e figurative del regno vegetale. Riscoprire il passato è un passo avanti anche per la scienza moderna. L’azione del nostro Centro Studi punta a valorizzare l’erboristeria come fonte preziosa di conoscenza”.

Un’azione che ha incontrato la collaborazione del Comune di Arezzo: “quella che inauguriamo oggi – dichiara l’assessore alla Cultura Camillo Brezzi – è una mostra di grande livello con pezzi particolari e di grande rilievo. Iniziativa che ha raccolto forti consensi in altre parti d’Italia”. Ad Udine prima che ad Arezzo e tra poco anche in Svezia.
L’uomo è sempre stato attratto dalle forme perfette della natura e nel momento in cui le studiava e le catalogava ha desiderato trasporle sulla carta, sia per evitare di confonderle che per rivivere le sensazioni visive provate osservandole.

L’esposizione delle rare opere come incunaboli e documenti botanici antichi permette di evidenziare il sapere naturalistico-scientifico. Inoltre la raccolta delle collezioni botaniche pluriregionali sarà un’occasione di riflessione e di confronto tra le culture di epoche e di paesi differenti.
La mostra è rivolta non solo agli addetti ai lavori ma al grande pubblico sia per la preziosità che per la rarità del materiale esposto tra il quale spicca uno dei più rari erbari del primo seicento, l’Hortus Eystettensis del botanico farmacista Basilius Besler.

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