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Comune di Arezzo: l’atto di indirizzo sull’urbanistica

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Superata una pregiudiziale di non ammissibilità del consigliere Raffaello Giorgetti sull’opportunità e la legittimità di un atto di indirizzo di cui il Sindaco è il promotore, Alessio Mattesini (FI per il Pdl) si è concentrato sulla questione dell’interporto ritenendo doveroso un progetto di viabilità per Indicatore perché non si può utilizzare la frazione come zona di transito congestionato, situazione che determinerà la nascita di altri comitati e che una rotatoria a Ponte a Chiani non risolve di certo. Stefano Baldi (FI per il Pdl) ha sostenuto che la Giunta “dimostra di non comprendere l’importanza di un regolamento urbanistico mettendo invece una serie di vincoli alle attività dei cittadini che non potranno più sistemare neanche un mattone. Sull’area Lebole, l’atto di indirizzo aumenta le nostre preoccupazioni perché così com’è impostate, determinerà iniziative edilizie improprie per quella zona”.
Guglielmo Borri (Udc), ha contestato la scelta di fondo di lavorare sui piani complessi anziché sul regolamento urbanistico, “che aspettiamo oramai da 15 mesi, sintomo di incapacità progettuale della maggioranza che non trova modo di impostare una politica urbanistica consequenziale al piano strutturale. I temi individuati per le aree sono inoltre generici e fumosi e richiamano idee progettuali che non appartengono all’attuale amministrazione. Non è la strada per dare risposta a cittadini ed economia. A riprova di questa affermazione, rilevo che questo l’atto di indirizzo non fa alcun riferimento alle categorie produttive”.
Negli interventi della maggioranza è stato rilevato che emerge finalmente un disegno compiuto in grado di offrire una città che non è solo un disegno urbano ma un vero e proprio modello su cui poter conformare lo stile di vita. L’atto di indirizzo è un ottimo viatico per il regolamento urbanistico prossimo venturo.
L’atto di indirizzo, approvato con 20 voti dei consiglieri della maggioranza, prevede, tra le possibili modalità di attuazione del Piano Strutturale, i cosiddetti Piani Complessi d’Intervento. L’amministrazione comunale ha ritenuto che lo strumento del piano complesso debba essere utilizzato per alcune aree strategiche ritenute prioritarie e organiche al progetto di riassetto e rilancio del centro urbano di Arezzo: sono l’area della Lebole, l’area della Catona e l’area dell’ex scalo merci. Per l’area Lebole, obiettivi sono la risoluzione delle problematiche relative all’assetto viario in particolare l’adeguamento del raccordo autostradale e un sistema di accesso all’area e a quella del Centro Affari con contestuale risoluzione del nodo tra tangenziale urbana e raccordo autostradale.
Per la Catona è in progetto un nuovo quartiere residenziale con spazi aperti a verde, integrando l’edificato esistente secondo principi insediativi che non compromettano la percezione della campagna. Per l’ex scalo merci, area comprendente anche il parcheggio Baldaccio e l’attuale deposito container, sono previsti un secondo accesso a sud alla stazione ferroviaria, dalla direttrice di via Masaccio, un secondo tunnel di collegamento con la zona di Pescaiola e la riqualificazione urbanistica che lo trasformi nello snodo del futuro sistema della mobilità cittadina e del collegamento al sistema del trasporto pubblico.
Oltre ai piano complessi, gli indirizzi assunti dall’amministrazione ai fini dell’attuazione del piano strutturale procedono attraverso la redazione del Regolamento Urbanistico secondo precisi contenuti quali il recupero e la riqualificazione del patrimonio urbanistico ed edilizio esistente e la valorizzazione e la tutela del patrimonio storico, architettonico, paesaggistico e ambientale che prevedano nuovi impegni di suolo solo se finalizzati alla riqualificazione di frazioni o parti di città. Tra regolamento urbanistico e piani complessi è previsto un iter contestuale con l’adozione finale dei secondi da parte dello strumento urbanistico generale.