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Esauriti i fondi toscani per la cassa integrazione

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Esauriti i fondi toscani per la cassa integrazione

Le cifre parlano chiaro. La Regione Toscana ha versato in 2 anni 25 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga, concessa ai settori produttivi non coperti dall’ordinaria (aziende fino a 15 dipendenti del settore tessile, orafo e abbigliamento); ed in poco più di un mese si sono esauriti fondi per 2 milioni di euro. Al punto che la stessa Regione ha appena richiesto al Governo altri 2 milioni per fronteggiare le richieste al momento prive di fondi.
“Di questo passo – è il commento di Giuseppe Ginepri Direttore Generale CNA Arezzo – in una fase critica come quella attuale che lascia prevedere per il 2009 un aumento anziché una diminuzione delle richieste, su quali forme di sostegno potranno contare imprese e lavoratori?”.
Indubbiamente i dati rilevano da un lato lo stato di crisi delle piccole imprese dei nostri distretti, una crisi solo amplificata dalla tempesta finanziaria degli ultimi tempi. Dall’altro le cifre dimostrano che la situazione non può più essere fronteggiata con interventi straordinari di volta in volta reiterati.
CNA lamenta il fatto che oggi come ieri gli interventi a favore delle attività produttive sono diretti solo alle grandi imprese che dispongono già di strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori, invece non v’è traccia di interventi per le piccole e medie imprese che da oltre 20 anni attendono la riforma degli ammortizzatori sociali.
Emerge una preoccupazione che ha il sapore dell’emergenza: come scongiurare la chiusura di imprese e sostenere il reddito dei lavoratori?
“Il territorio aretino – precisa Ginepri – è stato uno dei principali beneficiari dello strumento della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria in deroga e, seppur per pochi mesi, della mobilità in deroga. La possibilità di accedere a questi strumenti, in genere riservati alle sole imprese industriali, ha consentito di attutire notevolmente l’effetto della crisi congiunturale che ha investito i settori cardine dell’economia aretina: l’Oro e la Moda”.
E CNA fornisce i dati degli interventi. L’esperienza della Mobilità in deroga durata solo per breve tempo (giugno 2005 – dicembre 2006) ha significato oltre 4.000.000 di euro nella sola provincia di Arezzo a sostegno del reddito dei lavoratori espulsi dal processo produttivo delle aziende in crisi.
Dal 2005 ad oggi solo le aziende associate a CNA che hanno beneficiato della Cassa sono quasi 300, pari ad oltre 2000 lavoratori. Nel solo 2008 le aziende orafe interessate sono state a livello provinciale ben 125 con oltre 650 lavoratori interessati. Ed i numeri si ripetono in maniera pressoché identica nei settori della Moda.
“Poter contare sulla CIGS – dichiara il Direttore CNA – ha significato inoltre poter concentrare sull’attività produttiva maggiori risorse finanziarie in periodi di enormi difficoltà di accesso al credito. L’unica alternativa alla CIGS era ed è il ricorso alle sospensioni EBRET che tuttavia comportano un costo (65 euro a dipendente) e coprono periodi notevolmente minori. Con la CIGS si arriva a 26 settimane all’anno mentre l’EBRET al massimo riconosce 480 ore/lavoratore. Negli ultimi mesi l’esaurimento delle risorse stanziate dal Ministero del Lavoro per il tramite della Regione ha significato per le aziende aretine la necessità di rivedere i propri piani di azione. A nulla serviranno i 2 milioni promessi dal Ministero del Lavoro per le esigenze fino al 31/12 se non ci sarà la certezza di un vero e cospicuo stanziamento per il 2009”.
Si pone inoltre un problema sindacale.
“Se allo stato attuale – conclude Ginepri – eventuali ulteriori richieste di intervento CIGS non troveranno coperture finanziarie pubbliche, all’impresa non resterà che utilizzare il fondo EBRET o in alternativa, per chi non vi aderisce, chiudere i battenti. La non obbligatorietà dell’adesione all’Ente Bilaterale (EBRET) determina un rischio notevole di vertenze che i lavoratori lasciati senza occupazione possono avanzare agli imprenditori. La normativa infatti consente, solo nel caso di sospensione dell’intera attività, di poter derogare dall’obbligo, altrimenti perentorio, di garantire il salario a tutti i lavoratori”.