Home Attualità Salute In Tanzania progettati una diga e un impianto di fitodepurazione

In Tanzania progettati una diga e un impianto di fitodepurazione

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DAL MONDO – Una diga e un impianto di fitodepurazione sono stati progettati, e presto verranno realizzati, dal Centro di Geotecnologie di San Giovanni Valdarno, nell’ambito di due progetti promossi per aiutare le popolazioni di Kongwa (Tanzania) in difficoltà per la scarsa quantità di acqua potabile e per l’agricoltura.

Un progetto, finanziato da Comune di San Giovanni Valdarno, Fondazione Masaccio, Provincia di Arezzo, Allianz Assicurazioni e Fondazione Cytron, prevede la costruzione di un invaso che raccoglierà circa 250mila metri cubi di acque superficiali per il sostentamento dell’agricoltura. A beneficiarne saranno circa cinquecento famiglie proprietarie di piccoli appezzamenti di terreno. “In questa zona dell’Africa non esistono impianti di irrigazione”, spiega il professor Pierlorenzo Fantozzi, docente del centro valdarnese e coordinatore dei due progetti, “le acque raccolte nell’invaso quindi potranno essere utilizzate in agricoltura sia per le emergenze, quando cioè la scarsità delle piogge mette a rischio i raccolti, sia per la produzione agricola da destinare alla commercializzazione”. Non solo, le acque potrebbero essere sfruttate anche per lo sviluppo della zootecnia e per la fabbricazione di mattoni, aiutando così altre duemila famiglie. I ricercatori del centro valdarnese hanno già elaborato il progetto e nei prossimi mesi andranno in Tanzania per coordinare i lavori di costruzione. Al progetto ha collaborato anche il professor Giuliano Cannata, dell’Autorità di Bacino Regionale del Sarno.

Un altro progetto, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma “Water Facility” e svolto in collaborazione con le ong Lvia e MaMaDo e Ufundiko, prevede la realizzazione di un impianto di fitodepurazione per migliorare la qualità delle risorse idriche del distretto di Kongwa che presentano alte concentrazioni di nitrati, cloruro di sodio, solfato di ferro e manganese. “E’ un progetto sperimentale”, prosegue il professor Fantozzi, “che abbiamo messo a punto nei laboratori del centro e che sarà realizzato a Kongwa nel prossimo autunno, quando io e alcuni studenti delle lauree triennale e specialistica andremo in missione”. L’impianto, progettato dal centro valdarnese insieme alla ong Lvia, sfrutta il sistema suolo-vegetazione come filtro naturale per la depurazione dell’acqua. In una vasca sarà portato del terreno e vi saranno fatte crescere delle piante di suaeda monoica che svolgeranno un’azione di filtraggio naturale dell’acqua di falda pompata da un pozzo esterno. “L’ideale sarebbe riuscire a utilizzare a questo scopo piante di fagiolini”, afferma il professor Fantozzi, “otterremmo così due risultati: la depurazione dell’acqua e la produzione per scopi alimentari”. A occuparsi dell’impianto saranno le donne del villaggio, che dovranno prendersi cura delle piante.

Il progetto prevede anche la formazione di personale in grado di utilizzare un Gis – un sistema informativo computerizzato per l’acquisizione, la registrazione, l’analisi, la visualizzazione di dati geografici – che servirà ai distretti coinvolti a condurre una gestione razionale e pianificata delle risorse idriche.
Il Centro di Geotecnologie da tempo collabora a iniziative per la salvaguardia ambientale e per lo sviluppo sostenibile nei paesi africani e asiatici, come la Tanzania, il Senegal e il Vietnam. In Tanzania in Centro opera dal 2003 e nel 2007 i ricercatori hanno condotto uno studio per l’identificazione di falde acquifere grazie al quale sono stati scavati dei pozzi per l’approvvigionamento della popolazione locale.

Il professor Fantozzi mentre svolge i campionamenti di acqua per l'impianto di fitodepurazione