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Leoni del futuro verso il nuovo Palazzo

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VENEZIA – Un inedito allestimento, con al centro tre Leoni d’oro in volo verso il nuovo Palazzo, è stato ideato quest’anno dal maestro Dante Ferretti per la scenografia della 65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2008), diretta da Marco Müller e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta.

Dante Ferretti (due Oscar per The Aviator nel 2005 e Sweeney Todd nel 2008, e otto nomination) prosegue così il suo coerente discorso artistico legato alla scenografia della Mostra del Cinema di Venezia, iniziato nel 2004 con la spettacolare realizzazione degli ormai celebri sessanta Leoni d’oro alati.

Dopo la grande sfera “felliniana” che nel 2007 ha abbattuto simbolicamente lo storico Palazzo, quest’anno al centro del nuovo allestimento, che farà da sfondo alla passerella, tornano i Leoni. In primo piano, si erge un grande Leone d’oro (alto 5 metri), simbolo storico della Mostra, che squarcia lo schermo bianco davanti alla vecchia facciata, e guida altri due Leoni d’oro – simbolo delle Mostre del futuro – verso l’area dove sorgerà il nuovo Palazzo, di cui quest’anno sarà posta la “prima pietra”.

Dante Ferretti, due premi Oscar e otto nomination, prediletto da Fellini, Ferreri e Pasolini, da Terry Gilliam, Brian De Palma e Martin Scorsese, è tra gli artisti della scenografia più grandi di sempre. Nel 1969 esordisce con la Medea (1969) di Pasolini con il quale stringe un sodalizio per l’intera “trilogia della vita” (Il Decameron, 1971; I racconti di Canterbury, 1972; Il fiore delle mille e una notte, 1974), fino a Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975). Dal 1979 inizia a interpretare le visioni di Fellini, fornendo un contributo fondamentale alla creazione del suo mondo, e realizzando insieme capolavori quali Prova d'orchestra (1979) e La voce della luna (1982). Insieme a Ferreri realizza quindi Ciao maschio (1979), Storie di ordinaria follia (1981) e Il futuro è donna (1984). Sul fronte internazionale, la sua carriera decolla con Il nome della rosa (1982) di Jean-Jacques Annaud, e nel 1989 arriva la prima delle sue 8 nomination all’Oscar per Le avventure del barone di Münchausen (1989) di Terry Gilliam. L’anno successivo è nuovamente candidato con Hamlet (1990) di Franco Zeffirelli. Approdato a Hollywood, diventa un maestro della ricostruzione d’epoca, fuori dai clichè ed evitando sempre le trappole della convenzioni e della ripetitività. Con Martin Scorsese sviluppa la collaborazione più intensa e duratura, da L'età dell'innocenza (1993) a Casinò (1995), Kundun (1997), Gangs of New York (2002), The Aviator (2005), con il quale viene premiato con l’Oscar insieme alla moglie Francesca Lo Schiavo. Nel 2005 ha curato la scenografia di The Black Dahlia di Brian De Palma, film d’apertura della 63. Mostra. Nel 2008 ha vinto il suo secondo Oscar per le scenografie di Sweeney Todd del Leone d’Oro alla carriera 2007 Tim Burton.