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‘Memo’ un libro di Pippo Russo

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‘Memo’ un libro di Pippo Russo

Arezzo – Domani alle ore 17.00 verrà presentato al Caffè dei Costanti di Arezzo il libro "Memo" di Pippo Russo. Alla Presentazione saranno presenti l'assessore alla cultura, Camillo Brezzi, i giornalisti, Francesco Caremani e Massimo Gianni, Giampiero Bracciali della Libreria "il Viaggiatore Immaginario". L'incontro rientra nel ciclo “arezzolegge”, dedicato ai libri ed organizzato dall’assessorato alla cultura del Comune di Arezzo. Ringrazio anticipatamente e unisco alla presente richiesta delle informazioni sull'autore e sul libro in oggetto.

Pippo Russo (Agrigento, 1965) vive a Firenze dal 1997 e insegna Sociologia presso la Facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri". Collabora con l'Unità, il Messaggero e la Repubblica, oltre che con periodici come Linus e Mucchio Selvaggio. In passato ha collaborato con il Manifesto (testata per la quale ha tenuto la rubrica "Pallonate") e il Corriere della Sera.
Ha scritto diversi saggi e due romanzi: "Il mio nome è Nedo Ludi" (2006) e "Memo" (2008), pubblicati entrambi da Baldini Castoldi Dalai editore. Ha in corso la stesura del terzo romanzo, il cui titolo previsto è "Romanzo n. 3".

La presentazione di 'Memo' a cura di Baldini e Castoldi:

Oblivia è un posto incantato. Immerso in una natura d’irreale bellezza, lontano dal mondo e in un tempo senza tempo. La gente di Oblivia non conosce altri che la gente d’Oblivia, e lì la vita è un costante ripetersi del quotidiano attraverso i riti di una comunità che ha saputo conservarsi uguale a se stessa senza sapere cosa fosse l’Altro.

Oblivia è irraggiungibile perché l’unica strada che la collegava al resto del mondo è franata; ma nessuno se ne cura, non c’è bisogno di uscire da Oblivia, non c’è nulla da scoprire, nulla da ricordare, solo perpetuare il suo quieto vivere.
Finché la prima mattina d’autunno, arriva lo Straniero. E d’improvviso le cose cambiano. Nessuno lo vede giungere, ma ognuno sa che è lì in quella casa da tutti dimenticata fino a non essere più percepita. E poi si scopre che lo Straniero possiede i ricordi d’ognuno, e che ciascuno lo vede e descrive in un modo proprio e diverso. Chi è costui? E cosa vuole da Oblivia, se non turbarne la quiete? E perché dopo il suo arrivo prendono a succedere cose strane?
Poco a poco l’idillio s’incrina. Il rimosso riaffiora, e l’indicibile torna a essere proferito. I genitori perdono l’autorità sui figli, gli amori marciscono dentro i veleni, i tardi si fanno savi. Le stagioni impazziscono, e per la prima volta da sempre la Natura diventa un’entità minacciosa. Qualcuno sparisce e non torna più, altri si perdono e non sono gli stessi quando ritornano. E intanto la casa dello Straniero si staglia in cima alla collinetta, e risplende d’una bellezza così perfetta da non poter essere altra che quella del Male. Che poi è davvero arrivato da fuori il Male, a Oblivia?

Una storia fatta di storie. Diversa, distante, scritta in una lingua antica. L’idillio che si rovescia e diventa incubo, dentro una comunità dove nulla è ciò che appare e la verità sta nascosta in fondo alla strada. Nessuno la conosce perché nessuno deve saperla. E perché è la sua dimenticanza a rendere possibile la vita di Oblivia.
Giunto alla sua seconda opera narrativa dopo Il mio nome è Nedo Ludi, Pippo Russo propone un felice incontro fra romanzo e poesia. Una storia potente, lirica, inquietante. Che non si potrà dimenticare nemmeno cercando disperatamente l’oblio.

«Avvicinandosi alla casa dello Straniero, il passo del gruppo rallentò. La determinazione non doveva essere nemica della prudenza, e se davvero in quella casa c’era il Male – come da giorni ripeteva padre Evan, sprofondato dentro una pigra paranoia – esso andava affrontato usando il giusto senno. Mai è esistito un demone che si sia lasciato sconfiggere senza lottare, senza spendere le armi più subdole.»