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Non autosufficienza: ecco le risposte ai bisogni delle famiglie

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Non autosufficienza: ecco le risposte ai bisogni delle famiglie

AREZZO – “Un progetto – spiega il Vice Sindaco Donella Mattesini – che ci vede tra le sei zone toscane sulle 34 esistenti che hanno potuto accedere al finanziamento messo a disposizione dalla Regione per la sperimentazione di interventi in favore delle famiglie che si trovano ad affrontare situazioni di non autosufficienza. Il protocollo che firmiamo stamani mette insieme soggetti importanti: i Comuni della zona socio sanitaria aretina, la Asl, i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil ed i rispettivi sindacati pensionati. L’invecchiamento della popolazione è un dato ormai chiaro a tutti ed è un obbligo morale delle Amministrazioni locali attivare politiche di sostegno al problema dell’autosufficienza. Questi gli obiettivi che ci proponiamo: la riduzione delle liste di attesa nelle Rsa, il sostegno e l’emersione del lavoro di cura delle assistenti familiari e potenziamento del servizio di assistenza domiciliare integrata alla persona. E quest’ultima, la domiciliarità, è la grossa sfida sulla quale siamo fortemente impegnati”.
Ed ecco alcuni dati che danno la misura del problema a livello di zona socio sanitaria aretina: 163 persone in lista di attesa per l’accesso nelle Rsa che, nel periodo estivo arrivano anche a 250. Un numero consistente di famiglie quindi che, oltre agli aspetti affettivi nei confronti dei loro congiunti in condizione di non autosufficienza, si trovano anche a dover affrontare i problemi legati alla cura e alla gestione pratica ed economica di situazioni complesse. Lo ricorda il Direttore dei Servizi Socio sanitari della Asl Patrizia Castellucci: “il nostro obiettivo prioritario è quello di diminuire il ricorso alle strutture offrendo alle famiglie soluzioni diversificate che vanno dai contributi economici per la permanenza in casa, all’inserimento temporaneo di sollievo in strutture fino al supporto di assistenti familiari qualificati. Scriveremo a tutte le famiglie che hanno queste situazioni proponendo varie soluzioni e, da una prima analisi del problema, contiamo di riuscire in sei mesi ad attivare ricoveri temporanei per 20 persone, di avviare 90 ricorsi ad assistenza domiciliare indiretta attraverso collaborazioni familiari e di ampliare per 10 famiglie le ore di assistenza domiciliare diretta con nostro personale”.
E su questi temi prosegue anche il Direttore dei Servizi socio sanitari del Comune Stefania Polvani che ricorda come “alle risorse regionali, aggiungeremo anche fondi propri della zona per la domiciliarità. La Regione toscana ha ritenuto che la zona socio sanitaria aretina avesse i requisiti essenziali, anche dal punto di vista organizzativo e istituzionale, per l’accesso al fondo e a questo progetto di sperimentazione che prevedeva una gestione associata, la presenza di uno sportello unico di accesso e operatori qualificati. Abbiamo ottenuto il finanziamento e ci siamo già attivati con azioni finalizzate a snellire le liste di attesa puntando soprattutto nella domiciliarità sia con contributi economici che con garanzie di qualifica professionale dei collaboratori familiari presenti nell’elenco zonale che hanno fatto il corso di 200 ore organizzato dalla Provincia di Arezzo”.
E proprio sull’assistenza domiciliare puntano molto i rappresentanti dei sindacati firmatari del Protocollo che ritengono “l’assistenza domiciliare l’aspetto da incrementare maggiormente per evitare i ricoveri in Rsa e Case di Riposo e offrire agli anziani non autosufficienti una vita nel loro ambiente e con i loro familiari. Questo è l’impegno che in questa materia i sindacati pensionati di Cgil, Cisl e Uil portano avanti anche a livello regionale e nazionale”.
In rappresentanza della zona socio sanitaria il Sindaco di Monte San Savino Silvano Materazzi che ricorda come i Comuni della zona “hanno chiesto con forza alla Regione risorse aggiuntive per questi interventi. E abbiamo ottenuto questi 411 mila euro per la sperimentazione di sei mesi che, se raggiungerà gli obiettivi, potranno essere confermati e stabilizzati. Vogliamo incidere in questo grosso problema delle famiglie garantendo anche l’emersione del lavoro dei collaboratori familiari, comunemente definiti “badanti”, per una gestione più trasparente e più vicina alle famiglie”.