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Valdarno Jazz Winter 2008 al teatro Bucci di San Giovanni Valdarno

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AREZZO – Gran finale con un ospite d’eccezione al Valdarno Jazz Winter: Stefano di Battista affiancato dal suo splendido quartetto, Dario Rosciglione, al contrabbasso, Marcello di Leonardo, alla batteria e Julian Oliver Mazzariello, al pianoforte
Li ascolteremo sabato 2 febbraio al Teatro Bucci di San Giovanni Valdarno, in un concerto che racchiude il frutto dell’ ultima fatica discografica.
Il noto sassofonista romano, ormai celebrato anche in molte trasmissioni televisive, ( come “Il senso della vita” di Paolo Bonolis, l’ultima trasmissione di Celentano e ancora “Che tempo che fa” di Fabio Fazio e altre ancora), universalmente riconosciuto come uno dei migliori musicisti del panorama jazzistico mondiale, incarna meglio di ogni altro il detto “nemo propheta in patria”. Nato nel 1969 a Roma da una famiglia di musicisti, inizia a studiare il sassofono all’età di 13 anni, diplomandosi al Conservatorio all’età di 21 anni con il massimo dei voti. Nonostante fossero evidenti già in giovane età le grandi qualità e il prodigioso talento, sarà solo grazie all’incontro con alcuni importanti musicisti francesi, conosciuti quasi per caso nel 92’ al Calvi Jazz festival, che Stefano inizia ad essere considerato quel portentoso musicista che è.
Jean Pierre Como lo invita a suonare a Parigi, dove da subito riscuote entusiastici consensi; come ricorderà più tardi lo stesso Di Battista in un’intervista: “quando sono arrivato in Francia, avevo l’impressione di essere nato lì. In Italia avevo l’impressione di non esistere “.
Dal 92’ al 94’ Stefano farà la spola tra Roma e Parigi, in questi due anni ha la possibilità di collaborare con grandi musicisti francesi, quali Michel Benita, Aldo Romano, Stèphane Huchard e Laurent Cugny che di lì a poco prende in mano le redini dell’ONJ, (orchestra nazionale di jazz) ingaggiando Di Battista come primo sax alto della neonata formazione.
La carriera del giovane musicista italiano decolla definitivamente nel 1994. In quell’anno Stefano si trasferisce stabilmente a Parigi, iniziando una nuova vita, quella frenetica e sfrenata del grande musicista.
Continuamente ingaggiato dai più grandi musicisti, registra svariati CD tra i quali è impossibile non citare i due bellissimi titoli del batterista Aldo Romano: “PROSODIE” e “INTERVISTA”; nello stesso periodo ha la grande occasione di suonare con i più grandi musicisti americani quali Jimmy Cobb, Nat Adderly, Walter Brooker e altri ancora.
La carriera di Di Battista è in ascesa, e ben presto raggiunge l’ apice con la convocazione stabile nel sestetto del grande Michel Petrucciani.
Nel 97’ realizza il primo progetto discografico a proprio nome, registrato per la Label Bleu, intitolato “VOLARE”.
Nel 98’ la sua consacrazione è totale e definitiva, quando viene ingaggiato dalla più prestigiosa etichetta jazz del mondo, la Blue Note, con la quale, affiancato da Flavio Boltro alla tromba (altro grande musicista italiano emigrato in Svizzera) Eric Legnini al piano, Benjamin Henocq alla batteria e Rosario Bonaccorso al basso, registra un nuovo CD dal titolo “A PRIMA VISTA”.
Nel luglio del 2000 corona il grande sogno di realizzare un disco con il leggendario Elvin Jones (il compianto batterista del grande John Coltrane). Questa incisione, nata sotto una buona stella, oltre a raccogliere i più grandi riconoscimenti della critica internazionale, vince il prestigioso premio francese “TELERAMA” classificandosi al primo posto nelle classifiche europee come album di jazz più venduto.
I successi non finiscono qui, ormai sulla cresta dell’onda si esibisce costantemente su diversi palchi di rilievo internazionale affiancando i più grandi musicisti del globo, fra i quali possiamo ancora ricordare il grande Michael Brecker scomparso di recente, Diana Revees e il grande arrangiatore Vince Mendoza.

E oggi, dopo averlo tanto ammirato da lontano, possiamo applaudirlo in prima persona.
Infatti, sabato 2 febbraio al teatro Bucci è di scena un concerto che si annuncia già come evento imperdibile : finalmente sarà possibile godere dello smisurato talento di Stefano Di Battista fino in fondo e senza i vincoli e le restrizioni dei tempi televisivi.
Una riflessione però è necessaria: c’era proprio bisogno di una trasmissione patinata come Sanremo per accorgersi del sassofonista romano, o peggio ancora, ce lo dovevano dire proprio i francesi che in Italia era nata una stella?