BRASILIA – E' morta Mariana Bridi da Costa, la modella brasiliana finalista al concorso di Miss Mondo cui nei giorni scorsi erano stati amputati mani e piedi a seguito di una rara infezione batterica. Lo hanno detto alla Cnn due amici della ragazza. "Sfortunatamente, Mari non è riuscita a resistere, è morta alle tre (ora locale) di oggi", ha detto in una e-mail inviata alla televisione americana Henrique Fontes, direttore esecutivo di Miss Mondo Brasile.

Mariana, vent'anni, era stata ricoverata il 30 dicembre scorso con la diagnosi di calcoli renali. Ma quattro giorni dopo la ragazza – già concorrente a Miss Mondo nel 2006 e nel 2007 – era stata trasferita in un ospedale di Vitoria, capitale dello stato di Espiritu Santu a causa di una setticemia provocata dallo "staffilococco e dal batterio Pseudomonas aeruginosa". Dopo l'amputazione delle mani e dei piedi, la modella era stata vittima di un'emorragia interna, a seguito della quale i medici avevano dovuto anche asportarle parte dello stomaco e i reni, e da giorni tenuta in vita da un respiratore artificiale.

Alla Cnn, il fidanzato di Mariana, Thiago Simoes, ha raccontato di come dieci giorni fa la ragazza si fosse risvegliata dal coma, esprimendo il suo desiderio di voler vivere a tutti i costi. "Mi disse che stava pregando di poter continuare a vivere – ha rivelato – che aveva ancora molte cose da fare, progetti sa realizzare". Lo stesso fidanzato ha poi respinto le voci secondo cui Mariana stesse seguendo una dieta rigida, circostanza che avrebbe avuto conseguenze sul suo stato di salute. "Non è mai stata a dieta – ha assicurato – non ha mai preso pillole, era una persona semplice e solare".

Alla tv americana, un medico che di recente ha pubblicato un saggio sull'infezione che ha ucciso la modella sul 'The New England Journal of Medicine' ha spiegato quanto poco si sappia di questa sindrome, nonostante sia la decima causa di morte negli Stati Uniti. "Sappiamo molto di quello che succede a un paziente quando contrare l'infezione – ha detto il dottor Greg Martin, dell'Universita' di Atlanta – ma sappiamo molto poco sulle cause".