Home Attualità Salute Fabio Sbrana nuovo direttore della U.O. di Chirurgia Generale

Fabio Sbrana nuovo direttore della U.O. di Chirurgia Generale

0
Fabio Sbrana nuovo direttore della U.O. di Chirurgia Generale

AREZZO – Ha preso servizio questa mattina il nuovo Direttore della U.O. Chirurgia dell'Ospedale San Donato. E' Fabio Sbrana. Pisano di nascita, 49 anni, è sposato con una insegnante di lingue ed ha due figli (11 e 8 anni). Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1986, ha poi conseguito le specializzazioni in chirurgia generale, chirurgia dell'apparato digerente ed endoscopia digestiva, chirurgia toracica.

Il suo curriculum documenta una straordinaria esperienza professionale, acquisita inizialmente presso la Chirurgia Generale di Grosseto, diretta dal prof. Giulianotti, dove ha potuto sviluppare un’ottima casistica operatoria in chirurgia generale mini-invasiva ed acquisire una notevole esperienza in interventi di chirurgia robotica. Esperienza poi consolidata ed arricchita in America, presso la University of Illinois at Chicago Medical Center, dove ha ricoperto l'incarico di Assistant Professor nella “Division of General, Minimally Invasive and Robotic Surgery, Department of Surgery e, successivamente, quello di Direttore della “Section of Minimally Invasive and Robotic Gastro – Esophageal Surgery”.

Oltre all’eccellente professionalità attestata dalla casistica operatoria di chirurgia generale "tradizionale", Sbrana ha sviluppato una costante attività di assistenza, formativa e di ricerca, anche orientata ai temi della chirurgia mini-invasiva, laparoscopica e robotica. Di rilievo, inoltre, l'attività didattica, sia in ambito universitario che all’interno di scuola nazionale di chirurgia robotica.

Il primo giorno di lavoro del dottor Sbrana ad Arezzo è iniziato con un breve incontro con il direttore generale Enrico Desideri, al termine del quale abbiamo approfittato per porre alcune domande, sia al chirurgo che al manager della Usl.

Dottor Sbrana, dall'America ad Arezzo. Il salto non è di poco conto, può dirci che cosa c'è dietro questa scelta?
"Il mio rientro in Italia e più precisamente ad Arezzo è frutto di una scelta consapevole, maturata in considerazione di più fattori.
Naturalmente, non sono rientrato in Italia perché in America stavo male, anzi. Ho passato tre anni importanti, sia dal punto di vista professionale che familiare. Tre anni caratterizzati da una continua progressione, sia dal punto di vista economico che scientifico. Inoltre, quando all'Università dove lavoravo hanno saputo della mia partenza, hanno rilanciato e posso assicurare che i presupposti per rimanere c'erano, considerato che anche la mia famiglia oramai si trovava bene".

Cosa l'ha fatto decidere, allora?
"Due cose, di pari rilievo, direi. La sede innanzitutto: Arezzo è una città importante che ha manifestato una evidente difficoltà sul settore chirurgico dopo la scomparsa di Vittorio Caloni. Ritengo che qui ci siano tutte le condizioni – tecniche, umane ed economiche – per lavorare bene e mettere a frutto le conoscenze che ho acquisito.
In secondo luogo il rapporto con la direzione aziendale: Desideri in assoluto rappresenta l'opzione migliore che io potessi trovare. Dal punto di vista personale, infatti, non posso dimenticare che il mio percorso professionale – e quello di Giulianotti – è iniziato con lui. Quando da Pisa ci siamo trasferiti a Grosseto, c'era proprio Desideri alla direzione sanitaria di quell'azienda. E' stato proprio lui il primo a credere nelle nostre idee, ci ha aiutato e sostenuto nel nostro percorso. Tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo fatto con lui. Per questo Arezzo rappresentava la soluzione migliore per me".

Conosce già la realtà della chirurgia aretina e come intende muoversi dal punto di vista operativo?
"La mia conoscenza della realtà aretina risale a qualche anno fa. Mi era stata illustrata da Vittorio Caloni, con cui c'era un legame di stima professionale reciproca. Il primo contatto l'ho avuto proprio con lui. Fu Caloni a contattarmi, dicendomi che intendeva andare in pensione ed a prospettarmi la possibilità di lavorare ad Arezzo. Non conosco, quindi, la fase più recente, quella successiva alla scomparsa di Vittorio, ma avrò tempo per acquisire le conoscenze necessarie. Oggi è il mio primo giorno, non ho ancora visto l'ospedale, così come il reparto, le sale operatorie e, soprattutto, non ho ancora incontrato l'equipe dei chirurghi".

Al DG Desideri abbiamo chiesto se l'arrivo di Sbrana ad Arezzo significa che presto avremo una chirurgica robotica?
"Io credo che un ospedale come il San Donato, di carattere provinciale, abbia bisogno innanzitutto di una chirurgia generale di qualità, una chirurgia in grado di rispondere alle urgenze, alle problematiche oncologiche. La robotica può rappresentare sicuramente un plus valore da valutare in futuro. Ma prima si deve mettere a punto la chirurgia tradizionale, poi, una volta assestata quella, il passo successivo sarà quello di applicare, ove possibile, le tecnologie più avanzate".

Ma Sbrana non era stato scelto proprio per l'esperienza maturata nel settore della robotica?
"Questo non è proprio esatto. La scelta del dottor Sbrana rispetto ad altri candidati non si è basata esclusivamente sull'esperienza maturata nel settore della robotica. Quella, lo ripeto, è sicuramente un requisito importante, che potremo mettere a frutto in futuro, ma che al momento non rappresenta la nostra priorità. Allo stesso tempo, dobbiamo tenere presente che per poter praticare la chirurgia robotica, c'è bisogno di una esperienza consolidata nella chirurgia tradizionale, la chirurgia generale, quella mini-invasiva e la laparoscopica. Per fare la chirurgia robotica del pancreas, ad esempio, serve necessariamente una grossa esperienza di chirurgia tradizionale del pancreas, quella fatta a "pancia aperta" per capirsi. E su questo versante, il dottor Sbrana offre garanzie di tutto rispetto".