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Mascherine per il Ministero riducono il rischio di 4 volte

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Mascherine per il Ministero riducono il rischio di 4 volte

ROMA – L'emergenza dell'influenza suina spinge la domanda mondiale di mascherine protettive. E le aziende del settore aumentano sostanzialmente la produzione, preparandosi all'eventualità che la richiesta cresca ancora nelle prossime settimane.

"Siamo sottoposti ad un sostanziale e straordinario incremento degli ordini dall'estero e stiamo ovviamente aumentando la produzione", spiega all'ADNKRONOS Rossano Breno, amministratore unico di Mediberg, società bergamasca che dal 1984 produce mascherine chirurgiche e dispositivi medici monouso per la medicazione destinati ad ospedali e case di cura.

Nella giornata di ieri, riferisce, "sono stati richiesti 5-6 mln di pezzi, soprattutto da Spagna, Svizzera e Germania. Nel caso della Spagna, la richiesta è stata di 3-4 mln di pezzi, ovvero un fabbisogno che generalmente si accumula in sei mesi, un anno". Si tratta, osserva Breno, di una domanda che "ha chiaramente poco o nulla a che vedere con la normale richiesta ospedaliera".

Al contrario, "non ci sono ancora richieste straordinarie dall'Italia". Indicazioni simili arrivano da un distributore italiano di una delle case produttrici americane più grandi, la Kimberly Clark.

"Alcuni respiratori più protettivi, quelli di terza categoria, sono richiestissimi in diversi mercati. Abbiamo ricevuto una informativa dall'azienda che ci chiede una tempestiva segnalazione di eventuali ordini straordinari dall'Italia", riferisce all'ADNKRONOS Cristina Cattini, responsabile marketing di Novamedisan Italia.

Per ora, prosegue, le case produttrici "stanno gestendo le scorte, ma aumenteranno la produzione, perché stanno ricevendo segnali straordinari". In Medio Oriente, ad esempio, la Quatar Airways "ha comprato 500 cartoni" di mascherine. Per ora, puntualizza comunque Cattini, "non ci sono richieste straordinarie in Italia", ma, ricorda, "anche durante l'emergenza Sars il nostro Paese rispose in maniera più composta" rispetto alla psicosi che si diffuse in altri Paesi.

Gli effetti del fenomeno si sono subito riflessi sui mercati finanziari. Le attese di un incremento della domanda hanno messo nel mirino degli acquisti i titoli farmaceutici e quelli dei produttori di mascherine su diverse piazze finanziarie.

Emblematico il caso della giapponese Kowa Spinning, che produce mascherine e che ha visto le sue azioni salire addirittura di 22 punti percentuali alla Borsa di Tokyo. La psicosi che si sta diffondendo, oltre a garantire guadagni extra alle aziende del settore, rischia anche di alimentare la speculazione.

Come sta avvenendo in Messico, dove la polizia ha arrestato due persone per aver venduto mascherine sanitarie a prezzi maggiorati di 25 volte.

Per quanto riguarda l'Italia, si segnalano per ora richieste superiori alla norma solo nelle farmacie che si trovano all'interno degli aeroporti. Acquistano mascherine soprattutto i viaggiatori diretti negli Stati Uniti e nel resto del continente americano e anche il personale delle compagnie aeree, comunque esposto potenzialmente al rischio di un contagio.

C'è chi segnala anche l'acquisto di mascherine antismog: efficaci per calmare l'ansia, inutili per contrastare i microbi. Nel caso di un'epidemia come quella dell'influenza suina, così come fu per la Sars, sono efficaci solo quelle di terza categoria: filtro al carbonio e costo da 30 a 60 euro per confezione, trattengono il 90% delle particelle che potrebbero portare il virus. Nulla a che fare, evidentemente, con le mascherine antismog.

Il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, spiega che proteggersi bocca e naso con una mascherina adatta "riduce di circa un fattore 4", cioè di circa 4 volte, il rischio di essere contagiati dal virus della febbre suina.

Fazio ribadisce poi che "i viaggi in Messico sono francamente sconsigliati". Meno pericoli, invece, per chi è diretto negli Stati Uniti: "Proprio ieri ho parlato con alcune persone negli Usa, dove non si percepisce nessun tipo di allerta particolare", precisa.

Quanto al timore di un arrivo in Italia, Fazio non esclude la possibilità ma tranquillizza i cittadini. "Naturalmente è possibile – afferma il sottosegretario – anzi probabile, che prima o poi il virus della febbre suina arrivi anche in Italia. Noi siamo pronti all'eventualità". Soprattutto dopo l'influenza aviaria, ricorda, "sono ormai anni che i Paesi di preparano a un'eventuale pandemia. Ci sono sistemi ormai allertati e siamo fiduciosi. Saremo in grado di gestire la situazione".

E nel caso si verifichi l'eventualità, sono già pronte milioni di dosi di antivirali. "Abbiamo incaricato l'Istituto farmaceutico militare di Firenze di incapsulare 30 milioni di dosi di farmaci antivirali", assicura il sottosegretario spiegando che "in tutto abbiamo a disposizione 40 milioni di dosi di antivirali, per trattare 4 milioni di cittadini".

Articlolo scritto da: Adnkronos/Iign