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Riparte Lhc, acceleratore gigante del Cern

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ROMA – ''Siamo di nuovo in pista per un'avventura scientifica che aprirà un'era nuova della fisica'': così il professor Roberto Petronzio, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) ha commentato il successo del primo giro completo dei fasci di particelle nell'anello di Lhc, l'acceleratore del Cern di Ginevra.

I fasci di protoni stanno dunque nuovamente circolando da ieri sera nel più potente acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider. Il primo fascio ha percorso l'intero anello di Lhc attorno alle 21. Nei prossimi giorni sono attese le prime collisioni tra particelle.

''Il fascio di particelle gira ora in tutta sicurezza, monitorato in modo sofisticato e protetto grazie ai nuovi sistemi di controllo'', ha aggiunto Petronzio spiegando che ''a questo successo hanno contribuito non poco i tecnici italiani, protagonisti nelle opere di riparazione e miglioramento della macchina seguite all'incidente del 19 settembre 2008'': un corto circuito, dovuto forse a una briciola di pane, e una fuga di elio hanno causato l?interruzione delle operazioni.

Un contributo che ha avuto ''un piccolo ma significativo esempio anche nelle ultime settimane, quando 4 dei cinque tecnici Infn inviati su richiesta del laboratorio di Ginevra ad accelerare la messa in funzione della macchina sono stati poi assunti nello staff del Cern''.

Lhc è un'impresa scientifica internazionale in cui l'Italia ha un ruolo di primo piano con un contribuito pari a circa il 15% dell'intera macchina. All'acceleratore lavorano oltre 600 fisici italiani coordinati dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. I due ''giganti'' di Lhc, gli esperimenti Cms e Atlas sono guidati da connazionali, Guido Tonelli e Fabiola Gianotti, e italiano è lo stesso direttore della ricerca del Cern, Sergio Bertolucci, ex membro della Giunta esecutiva dell'Infn. Alla costruzione di Lhc hanno contribuito anche industrie italiane che hanno costruito parti importantissime e di tecnologia molto avanzata e il nostro paese ha saputo assicurarsi un ritorno degli investimenti per Lhc superiore al contributo italiano al Cern e a quello della maggioranza degli altri paesi europei.