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Un nuovo progetto per i giovani

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Il progetto “Orizzonti giovani: un patto educativo” nasce dalla collaborazione tra l’assessorato alla politiche giovanili del Comune di Arezzo, l’Università degli Studi di Siena sede di Arezzo, il Cesvot e l’associazione I Care per disegnare un percorso e dare strumenti di cui possano usufruire gli operatori che si confrontano con gli universi adolescenziali e giovanili.
“Il mondo dei giovani – ha dichiarato l’assessore Lucia De Robertis – chiede con sempre maggiore forza di essere ascoltato e compreso, di ricevere interventi adeguati ai propri bisogni e interessi. A questa richiesta da sempre rispondono le associazioni, gli enti, i gruppi di educatori che in forma più o meno volontaria gestiscono nel territorio attività ricreative, centri di aggregazione, servizi di aiuto. Spesso abbiamo tuttavia la sensazione che questo variegato mondo si ritrovi a navigare a vista. Accanto a questo, c’è un altro aspetto da rimarcare: molto spesso dinanzi ai giovani si apre un mondo degli adulti ovattato, non più capace di scegliere, educare, che magari rimprovera proprio a quel mondo giovanile disinteresse e superficialità.
L’amministrazione comunale ha scelto così di impegnarsi in un progetto che non vuole addivenire all’ennesimo osservatorio sul disagio dei ragazzi ma tracciare un metodo educativo con standard condivisi, fatto di buone prassi e pratiche esistenti, di sperimentazione di strumenti e metodologie innovativi, ma sempre in un’ottica di rete perché questo patrimonio sia poi a disposizione di tutte le associazioni e gli operatori del settore”.
“Il progetto – ha sottolineato la Professoressa Loretta Fabbri del Dipartimento di Scienze Umane e dell’Educazione cui è delegata la supervisione scientifica – si pone l’obiettivo di supportare gli operatori che a vario titolo si occupano di educazione di giovani e adolescenti, coinvolgendo le diverse associazioni in un lavoro di costruzione comune di metodi, strumenti e competenze professionali. Se la premessa è che poche sono state fino ad adesso le esperienze di confronto, a livello operativo il progetto si sviluppa in tre fasi: il primo consisterà nell’accompagnare alcuni operatori nella valorizzazione, nella validazione e nella sperimentazione di alcuni strumenti e pratiche educative che utilizzano all’interno delle attività da loro svolte. Il secondo vedrà impegnati gli operatori del dipartimento di cui sono responsabile in una serie di interviste presso le associazioni per reperire informazioni e criticità. Il terzo momento sarà prettamente quello dello scambio e della condivisione delle buone pratiche che le diverse associazione hanno sviluppato in ordine all’intervento educativo con giovani e adolescenti. Fino a pensare alla nascita di un luogo fisico dove le associazioni stesse possano perennemente formare i loro operatori”.
Attualmente il progetto sta sperimentando con un gruppo di interlocutori privilegiati, I Care, un percorso di formazione.
“Abbiamo già fatto alcuni incontri con un gruppo di 10 educatori – ha precisato Pier Luigi Ricci – grazie ai quali, tra i molti aspetti emersi, si evidenzia soprattutto quanto il territorio sia ricco di esperienze e di pratiche educative promettenti da valorizzare e quanto parallelamente la complessità del lavoro educativo con i giovani richieda agli operatori sempre maggiore formazione e supporto. Le fasi successive, auspico, saranno quelle di allargare il focus di azione e di coinvolgere più associazioni in un lavoro di ricerca e di negoziazione di metodi e strumenti di intervento per dotarle di un livello professionale e umano di qualità”.
Partner co-finanziatore, il Cesvot: “sono rimasto subito colpito dalla bontà del progetto – ha concluso il presidente Adelmo Agnolucci – un’idea innovativa che porremo all’attenzione del Cesvot regionale perché dimostra di fare rete fra enti pubblici e soggetti del territorio quali università e associazioni. Uno sviluppo non sempre scontato”.