Home Politica Alfano contro lo sciopero dei magistrati: ‘Decisione politica’

Alfano contro lo sciopero dei magistrati: ‘Decisione politica’

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ROMA – Il ministro della Giustizia Angelino Alfano attacca lo sciopero indetto dalla magistratura per protestare contro i tagli della manovra a stipendi e giustizia. "Lo sciopero dei magistrati e' uno sciopero politico" ma "mi battero' e mi impegnero' a fianco dei giovani magistrati" perche' "si chiede un costo individuale troppo alto a fronte di un gettito complessivo abbastanza basso per il paese".
"Il governo chiede ai magistrati un sacrificio cosi' come lo chiede alle altre componenti del paese", ha sottolineato il Guardasigilli, aggiungendo pero' che "su questo aspetto ce n'e' uno su cui mi battero', mi impegnero' a fianco dei giovani magistrati". Secondo Alfano, infatti, le misure contenute nella manvora che riguardano i giovani magistrati e l'avanzamento delle carriere sono "un ambito di un problema di piu' ampio". "Si chiede un costo individuale troppo alto a fronte di un gettito complessivo abbastanza basso per il paese", ha sottolineato il Guardasigilli, quindi "mi impegnero' per risolvere nel percorso di conversione questo aspetto del problema".
Immediata la replica del sindacato delle toghe. ''C'e' ben poco di politico: il sistema giudiziario versa in una grave crisi di credibilita' e questa situazione Alfano la conosce molto bene, poiche' e' proprio la Costituzione che questo compito assegna al ministro'' sottolinea il presidente dell'Anm, Luca Palamara. ''Vedendo la manovra – aggiunge- sicuramente ci sono degli aspetti che ci portano a ritenere che, anziche' solo recuperare, sia mossa da aspetti punitivi''.
"Domani decideremo la data dello sciopero". "I magistrati – sottolinea ancora Palamara- vogliono si' contribuire in questa congiuntura economica ma non vogliono essere considerati un costo per lo Stato".
Anche Palamara punta il dito contro le misure che riguardano i giovani magistrati. Il provvedimento infatti incide "in misura rilevante – sulle retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, soprattutto dei piu' giovani che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento. Questo significhera' allontanare i giovani dalla magistratura".
Ad esempio, si e' fatto notare, "un pubblico dipendente, magistrato o altro funzionario, con uno stipendio lordo di 150mila euro subira' un taglio di stipendio di 3mila euro lordi l'anno (cioe' il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40mila euro subira' tagli complessivi per circa 10mila euro lordi l'anno (circa il 25% dello stipendio)''.
Per ridurre le spese nel settore della giustizia, l'Anm rinnova al governo la richiesta di ''interventi strutturali, come la soppressione dei piccoli Tribunali, delle sezioni distaccate di Tribunale e della meta' degli Uffici del Giudice di pace, il recupero delle pene pecuniarie e delle spese di giustizia (circa 1 miliardo di euro l'anno) e la sospensione dei processi con imputati irreperibili che costano decine di milioni di euro solo per il pagamento delle spese di patrocinio''.
Sul versante politico, l'opposizione sta dalla parte delle toghe. Per Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Pd, la manovra contiene "tagli punitivi per il settore della giustizia che ha gia' subito nelle precedenti finanziarie tagli notevolissimi, che ne mettono in discussione lo stesso funzionamento''. ''Tagli tanto piu' gravi -conclude l'esponente del Pd- perche' fatti in assenza di seri progetti di riorganizzazione di un servizio essenziale a tutti i cittadini come quello della giustizia''.
Critiche anche dall'Idv. Per Antonio Di Pietro la scelta del governo di inserire nella manovra tagli alla magistratura "non e' dettata da alcuna ragione economica, ma si tratta di pura vendetta". "Cominciassero con il taglio degli stipendi di noi parlamentari e dei ministri e di tutti quelli che continuano a mantenere un doppio incarico e a prendere un doppio stipendio da Cosentino al leghista Cota", conclude Di Pietro.
Intanto anche il mondo della scuola รจ sul piede di guerra e si prapara alla protesta. Si comincia con i sindacati Gilda e Cobas, che scenderanno domani in piazza a Roma contro i tagli agli organici, la riforma della scuola superiore, l'ipotesi di bloccare gli scatti di anzianita' e le norme e le procedure disciplinari nei confronti dei docenti previste dal decreto Brunetta.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Aki/Ign