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Appalti, Authority: la corruzione annienta gli onesti

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Appalti, Authority: la corruzione annienta gli onesti

ROMA – ''Il mancato rispetto delle regole e la presenza radicata e diffusa della corruzione è causa di una profonda, e sleale, alterazione delle condizioni concorrenziali che può contribuire ad annientare le imprese oneste, costringendole ad uscire dal mercato''. Ad affermarlo, nel corso della sua relazione annuale, è il presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, Luigi Giampaolino. "Oltre che dalla crisi economica", nel 2009 l'attenzione dell'Autorità di vigilanza dei contratti pubblici "è stata destata dall'insorgere, all'interno della pubblica amministrazione, di gravi episodi di corruzione ed illegalità che hanno riguardato proprio il settore di competenza, ancora una volta e con ciclicità preoccupante", evidenzia poi nella Relazione annuale al Parlamento Luigi Giampaolino che individua una serie di patologie nel mercato degli appalti pubblici: eccessiva complessità normativa, scarsa trasparenza, esagerato ricorso alle procedure in deroga, inadeguata qualificazione degli enti pubblici che bandiscono le gare, disfunzioni dovute al ricorso all'arbitrato.
In dettaglio, il numero uno dell'Authority si sofferma sulle singole anomalie, rimarcando, in premessa, che "l'impegno deciso a contrastare ogni forma di corruzione nella Pubblica amministrazione costituisce una priorità per l'Autorità, nata proprio sull'onda della reazione ad analoghe vicende (il fenomeno cosiddetto di Tangentopoli)".
"Gravano pesantemente" sul mercato, "quasi soffocandolo" anche "la iper-regolamentazione del settore a monte e il sempre più ampio contenzioso a valle". Criticità alle quali sono state finora date risposte che hanno "spesso portato disfunzioni maggiori dei benefici previsti".
Ed infatti la soluzione al problema dell'iper-regolamentazione è stata, "frequentemente, cercata nel ricorso alla legislazione emergenziale che, tramite ordinanze in deroga, permette alle stazioni appaltanti di operare, appunto, derogando a numerose disposizioni di legge. "Il continuo riproporsi dell'emergenza ha finito con il determinare la perdita dei caratteri della eccezionalità ed imprevedibilità del fenomeno da contrastare ed ha portato, altresì, ad una dilatazione dei tempi dell'intervento straordinario oltre ogni riferimento logico e funzionale legato all'emergenza stessa", si sottolinea.
C'è poi l'aspetto dei ritardati pagamenti che pesano sulle imprese. Ritardi, che vanno da un minimo di 92 giorni ad un massimo di 664 giorni, per lo più da imputare ai tempi di emissione dei certificati di regolare esecuzione (46,3%) e dei mandati di pagamento (29,6%) da parte delle stazioni appaltanti e, più in generale, a lentezze che derivano da vischiosità burocratiche interne alla pubblica amministrazione (32,5%).
Ddalla relazione annuale 2009 dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture emerge inoltre che nei primi tre mesi dell'anno le procedure di affidamento attivate dalle stazioni appaltanti (enti pubblici che bandiscono le gare e affidano lavori, servizi o forniture), sono aumentate di circa l'11% rispetto allo stesso periodo del 2009 passando da 15,6 miliardi di euro a 17,3 mld di euro. Il numero di procedure attivate è passato da 11.898 a 12.341 con un incremento del 3,7%. Un "dato positivo" che "si potrebbe attenuare nel corso dell'anno''.

Articlolo scritto da: Adnkronos