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Area ex Lebole: dalla chiusura dell’impresa al ‘fallimento’ di Fanfani

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Area ex Lebole: dalla chiusura dell’impresa al ‘fallimento’ di Fanfani

Arezzo – Francesco Macrì (PdL e vice Presidente del Consiglio Comunale): “il futuro di quest’area non può essere affidato alla buona volontà di singoli imprenditori. L’amministrazione Fanfani conferma la sua incapacità di progettare il futuro della città”

“Certamente apprezzabile l’impegno della cordata di imprenditori aretini per il recupero dell’area Lebole, ma non basta.
Come al solito, un’amministrazione comunale miope e passiva, del tutto assente dai problemi veri della città e ‘avvitata’ su se stessa e sui propri assetti di potere, tenta di risolvere la questione scaricando sui privati cittadini la soluzione di un problema che è invece della comunità.
Non si può non considerare infatti che il recupero della più importante area industriale dismessa alle porte della città rappresenta una straordinaria opportunità di crescita e di sviluppo, non una vicenda da affrontare sulla difensiva e senza respiro. Non sono accettabili logiche e strategie di piccolo cabotaggio. Non è infatti spostando un paio di punti vendita da una parte all’altra della città che si rilancia il territorio. Se Butali, Giannetti, Peruzzi e qualche altro ‘volenteroso’ imprenditore aretino si fanno carico del progetto di recupero, sostituendosi ad un’amministrazione latitante, c’è solo da ringraziarli.
Non si può perdere così l’occasione di un progetto più ampio e complesso, che miri a collegare per esempio in termini di servizi l’area Lebole al Centro Affari, a Pratacci e all’area Unoaerre. Che cerchi cioè di creare quall’area integrata, innovativa e di servizio per la città, ma soprattutto di grande attrazione e immagine per la città, che l’amministrazione Lucherini aveva cercato di costruire, peraltro scontrandosi con le resistenze delle associazioni di categoria, Ascom in testa.
Ma se le resistenze di un’organizzazione di categoria è comprensibile, perché probabilmente rientra nel suo ruolo (che peraltro potrebbe essere interpretato in maniera più illuminata e meno conservatrice), non lo è altrettanto la passività di una politica che per troppi anni ha lasciato la questione in balia degli eventi e degli alti e bassi del mercato.
Ora si deve ripartire, ma con un progetto complessivo che coinvolga tutti, senza distinzione tra commercianti, artigiani ed industriali, forze di maggioranza e opposizione, destra o sinistra. Lasciando il giusto spazio alle migliori e più attive risorse economiche della città, ma non lasciandole sole, cioè affiancandole come sistema pubblico con progetti ed interventi di largo respiro. Sui quali chiamare a raccolta tutto il sistema Arezzo”.