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Commercio: comune e sindacati alla ricerca di una soluzione condivisa

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Commercio: comune e sindacati alla ricerca di una soluzione condivisa

AREZZO – Confronto tra l’assessore al commercio, Alessandro Giustini e i sindacati, sia confederali che di categoria, per riflettere attorno alla difficile situazione delle aperture festive degli esercizi commerciali. “Gli obiettivi dell’Amministrazione comunale sono chiari – commenta Giustini. Riteniamo che lo sviluppo di Arezzo non possa non essere accompagnato da una strategia condivisa che offra, sia ai nostri cittadini che ai turisti, le massime opportunità possibili. Ovviamente questa strategia deve avere, quali cardini irrinunciabili, il rispetto dei diritti dei lavoratori e dei piccoli imprenditori del commercio. Quindi una strategia condivisa tra istituzioni, categorie economiche e sindacati. Naturalmente non solo in ambito strettamente locale. La realtà provinciale e regionale non può vedere un’articolazione a macchia di leopardo delle aperture in base alla quale un esercizio commerciale è chiuso e quello, distante pochissimi chilometri, rimane invece aperto. In questo modo si creano disparità tra gli operatori e le diverse realtà comunali. A questo punto è fondamentale che la Regione Toscana, insieme ai Comuni e alle Province, stabilisca regole nuove.Nell' immediato assessore e organizzazioni sindacali condividono la necessità di coinvolgere la Provincia per tentare la strada di un coordinamento, anche a questo livello, delle politiche commerciali. Il Presidente Rossi, dal canto suo, ha già dato disponibilità a rivedere la normativa a livello regionale”.
A questa indicazione condivisa, i Segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Giorgio Cartocci, Marco Salvini e Alessandro Infelici aggiungono: “siamo di fronte, a livello regionale, ad un sostanziale vuoto normativo che consente ad ogni singolo comune di decidere per suo conto creando, alla fine, una corsa al massimo numero di aperture possibili. Noi riteniamo che debbano prevalere i concetti di una concertazione sorretta da un quadro normativo preciso e parametri immodificabili che rendano possibili processi di omogeneizzazione a livello territoriale. E che alcuni principi non possano essere elusi o sottovalutati. Il primo è quello dei diritti dei lavoratori che non possono esser chiamati a lavorare per mesi senza riposi di legge e, per di più, in assenza di servizi per l’infanzia e gli anziani nei giorni festivi. Il secondo è che la frenesia delle continue aperture non risponde alle reali esigenze delle famiglie, il cui problema non è quando spendere ma trovare i soldi per spendere e nemmeno alle esigenze di sostenere il tessuto economico locale. Il terzo è che siamo disponibili ad individuare soluzioni condivise nelle località turistiche e, comunque, in quei comuni dove le aperture in deroghe corrispondono a reali esigenze e quindi sono una risposta ad un bisogno reale di servizio o di sostegno al turismo stesso”.