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Genova, arrestato dopo una latitanza di 22 anni

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Genova, arrestato dopo una latitanza di 22 anni

GENOVA – Un geco verde e nero tatuato sul collo ha tradito, dopo 22 anni di latitanza, Daniel Nieto, 63 anni, francese di origine corsa, ricercato da 21 anni per essere evaso dal carcere dopo la condanna per il rapimento, avvenuto a Roma nel 1978, di Giovanna Amati.
Mercoledi' scorso, poco prima della stazione di Genova Principe, sul treno partito da Milano e diretto a Ventimiglia, una pattuglia della polizia ferroviaria del compartimento ligure, diretto da Roberto Guerri, stava eseguendo un controllo di routine. Tra i passeggeri che consegnavano i documenti, un uomo sui 60 anni, ben vestito, chinandosi per raccogliere un biglietto caduto dalla tasca, ha mostrato un tatuaggio che spuntava dal colletto della camicia, un piccolo geco, disegnato in verde e nero.
''Se l'avessi visto su un ragazzo – ha spiegato poi ai superiori il giovane agente della polfer che ha messo in moto il meccanismo del riconoscimento e dell'arresto del ricercato – non mi sarei insospettito, ma su un uomo di quella eta' il tatuaggio poteva significare qualcosa''.
In effetti il geco, come i cinque puntini tatuati sul dorso della mano tra pollice e indice, e' stato in un certo periodo una delle figure che i carcerati si facevano tatuare sul corpo. Dal treno e' partita una richiesta di controllo dei dati di Nieto alla banca dati centrale e poco dopo, viste le informazioni, gli agenti hanno portato l'uomo negli uffici della polfer a Principe. Ci sono volute 12 ore per chiarire la posizione del francese.
Alla fine e' risultato che l'evasione era stata condonata, ma il sessantareenne, che ai poliziotti ha mostrato documenti di identicazione autentici, doveva scontare ancora dieci anni dopo averne trascorso in carcere otto. E, in base a un ordine di esecuzione della Procura Generale presso la Corte d'Appello di Roma, Nieto e' finito nel carcere genovese di Marassi.
Non si sa cosa facesse in Italia, risulta residente a Cadolive, in Francia, padre di due figlie e nonno di cinque nipoti. La sua vita, in Italia e in Francia, e' stata a suo tempo avventurosa.
Nel 1976 era evaso da un carcere francese, per trasferirsi poco dopo a Roma dove, in quegli anni, imperversava il clan dei marsigliesi. Nella capitale si era fatto la fama di bandito gentiluomo.
Giovanna Amati, figlia di un proprietario di una catena di sale cinematografiche, nei tre mesi di prigionia in attesa del riscatto (800 milioni di lire), si era innamorata di lui, che pure l'aveva rapita e violentata.
Tanto che, pochi giorni dopo essere stata liberata, aveva accettato un appuntamento con Nieto, in via Veneto. Un azzardo, da parte del bandito, pagato caro perche' la polizia lo ha riconosciuto e arrestato, tra le urla della ragazza. Il tribunale lo aveva poi condannato, per il rapimento e la violenza sessuale, a 18 anni, scontati fino al 1989.

Articlolo scritto da: Adnkronos