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Irlanda, da Fmi-Ue aiuti per 85 mld

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Irlanda, da Fmi-Ue aiuti per 85 mld

Roma (Adnkronos) – Ammonta a 85 miliardi di euro il pacchetto di aiuti in discussione fra il governo irlandese e Unione europea e Fondo monetario internazionale. La conferma è arrivata dall'intervento del premier irlandese Brian Cowen che oggi pomeriggio ha presentato al Parlamento di Dublino il piano di austerità quadriennale elaborato dal governo per tagliare il debito pubblico irlandese.
"La dimensione del programma non è stata decisa, ma si è parlato di una somma di circa 85 miliardi" ha spiegato il primo ministro mentre fuori dal Parlamento un gruppo di manifestanti protestava contro le misure di rigore fiscale. La manovra, contenuta in un documento di 150 pagine, prevede un intervento totale per 15 miliardi (di cui il 40% da attuare già nel 2011) ripartito fra 10 miliardi di tagli e 5 miliardi di nuove entrate. L'elenco delle misure prevede l'innalzamento totale di due punti dell'Iva (da attuare in due fasi, dal 21% al 22% nel 2013 e di un altro punto nel 2014), un taglio della spesa sociale per circa 2,8 miliardi, l'eliminazione di 24.750 posti di lavoro nel settore pubblico (con risparmi per 1,4 miliardi), l'abbassamento del salario minimo orario (da 8,65 a 7,65 euro). Il governo di Dublino non ha per ora ceduto alla richiesta europea di aumentare la tassazione sugli utili di impresa, confermando "senza ambiguità la sua posizione di mantenere la corporate tax al 12,5%''.
Alla base del progetto, una stima di crescita media del Pil irlandese del 2,75% tra il 2011 e il 2014. Per placare opposizione e manifestanti Cowen ha promesso lo svolgimento di elezioni anticipate "quando l'attuale processo di bilancio sarà completato": il voto sul pacchetto di austerità illustrato oggi è previsto per il prossimo 7 dicembre.
Intanto oggi l'agenzia Standard And Poor's ha annunciato di avere abbassato di un livello il rating sul debito irlandese: per quello a lungo termine il calo è da AA- ad A, mentre quello a breve scende da A-1+ ad A-1.
Il giudizio sulla situazione irlandese resta comunque nettamente sopra a quello di 'non investimento', come quello BB+, attribuito al debito greco. Nella nota che accompagna l'annuncio l'agenzia spiega come la decisione "rispecchia la nostra opinione sulla possibilità che il governo irlandese debba ricorrere a prestiti in misura maggiore alle nostre previsioni per continuare a finanziare il sistema bancario in difficoltà".
L'agenzia ammette che "l'annuncio di un sostegno esterno sotto forma di un programma Ue-Fmi possa dare fiducia sulla liquidità del settore finanziario" ma aggiunge come il piano "non riduca gli imponenti obblighi attuali per il governo né elimini le pressioni macroeconomiche negative" che pesano sul sistema irlandese. Inoltre, aggiunge S&P, "alla luce di una domanda interna che difficilmente si riprenderà prima del 2012, il rapporto deficit-Pil alla fine del 2011 sembra destinato a superare le precedenti stime del 120 per cento". Pertanto alla luce del "rischio di deflazione" l'agenzia annuncia di aver messo l'Irlanda sotto osservazione "con implicazioni negative" senza escludere ulteriori ribassi del rating.
Dal canto suo la cancelliera tedesca Angela Merkel, in un intervento davanti al Parlamento di Berlino, fa sapere che la Germania risponderà positivamente alla richiesta di aiuti avanzata dall'Irlanda, "con una condizionalià" che permetterà a Dublino di "ritornare sul cammino della stabilità" dei suoi conti pubblici.
Inoltre, il giorno dopo aver definito la situazione dell'euro "eccezionalmente seria", la cancelliera tedesca ha fatto appello ai suoi colleghi dell'Unione europea perché abbiano "il coraggio" di imporre "limiti ai mercati". E, come già ieri, ha poi ribadito la sua posizione sul coinvolgimento dei privati nel meccanismo permanente di soluzione delle crisi che dovrà nascere dopo il 2013. "Quelli che guadagnano soldi con i tassi elevati, con le obbligazioni sovrane, devono anche sostenere i rischi, ha insistito la cancelliera, secondo cui la "politica deve avere il coraggio" di far condividere a loro le perdite. "Si tratta del primato della politica e dei limiti del mercato", ha sostenuto.
Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha invece voluto ribadire che i timori di un contagio della crisi irlandese al Portogallo sono "infondati", dal momento che i due casi sono completamente diversi. "Le voci di un contagio non sono fondate né su basi economiche né su basi razionali", ha insistito Van Rompuy, ricordando che le cifre sul debito e sul deficit in Portogallo sono "estremamente basse" (il disavanzo previsto nel 2010 è del 7,3% contro il 32% dell'Irlanda) e "non c'è stata una bolla immobiliare, il suo settore finanziario non è enorme e le banche sono ben capitalizzate". Davanti all'Aula di Strasburgo, il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Durao Barroso, ha invece denunciato come sia "intellettualmente e politicamente disonesto suggerire che l'euro sia la causa" dei problemi attuali, tanto che Paesi fuori dalla moneta unica, come Gran Bretagna e Islanda, sono vittime anche loro di una grave crisi economica.