Home Attualità Economia La crisi, la UnoaErre e il sistema economico Aretino

La crisi, la UnoaErre e il sistema economico Aretino

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Arezzo – «La Chiesa aretina ha sempre seguito con attenzione le vicende della UnoAerre, in modo particolare negli ultimi dieci anni.
Con premura ancora maggiore seguiamo oggi la situazione giunta forse al suo punto più delicato e preoccupante.
Vogliamo esprimere una sincera gratitudine alla famiglia Zucchi per quanto ha profuso in termini di impegno per tentare di affrontare la lunga recessione del settore orafo. Situazione aggravata, ormai da circa due anni, dalla crisi finanziaria mondiale che ha messo a nudo tutte le fragilità e le inconsistenze di un sistema economico, imprenditoriale e del lavoro fondato sul perseguimento del profitto come bene assoluto e poi decaduto ulteriormente nella “finanza virtuale”, per cui “fare soldi” senza lavoro è diventato un imperativo che ha già fatto crollare la fiducia ad ogni livello.
In questa fase di cambiamento e disorientamento, l’Enciclica “Caritas in veritate”, è una vera ventata di pensiero, riflessione e proposte che ogni persona di buona volontà e sinceramente in ricerca di un nuovo e migliore orizzonte sociale, economico, politico e imprenditoriale ha già preso sul serio e, a livello mondiale, è posta come base di studio per reagire alle ragioni più profonde dello smarrimento che la crisi ha seminato.
Tornando alle nostre vicende aretine, l’attuale congiuntura della UnoAerre e di tutto il quadro che riguarda, in particolare, il settore del lavoro, ci preoccupa e molto per due ragioni fondamentali. La prima è la sensazione che ci sia ancora una certa tendenza a sottovalutare la situazione e pertanto la si affronta con l’atteggiamento di mettere la fatidica “toppa” in attesa di tempi migliori. La seconda è la disoccupazione che, nonostante si registrino a livello economico piccoli segnali di tendenza positiva, cresce e con questa aumenta l’impoverimento delle famiglie, la precarietà senza orizzonte per i giovani, la certezza per tanti che sta per finire anche la risorsa della cassa integrazione.
Ora, se alle emergenze della seconda ragione è necessario rispondere al più presto con un sussulto di creatività e unità delle Istituzioni, Chiesa compresa, perché nessuno resti abbandonato a se stesso, per le questioni della prima ci chiediamo – e dobbiamo farlo con un profondo senso di responsabilità – se sia possibile uscire da questa crisi senza nulla cambiare alla radice di quanto ha contribuito a generarla e senza innescare un nuovo processo di sviluppo.
Per questo l’auspicio nostro è che si faccia il punto sulle cause e non solo sugli effetti della crisi e che gli imprenditori riscoprano e recuperino le ragioni più alte della loro missione, del senso stesso della parola “imprenditore” che esprime la vocazione sociale del loro agire. Abbiamo bisogno di imprenditori che ritrovino il gusto del dono e della gratuità, che è insita nel concetto di rischio e di investimento… altrimenti sapranno vedere il risultato del proprio “intraprendere” solo in termini di monetizzazione e arricchimento, continuando a fondare su un piede d’argilla tutto il sistema.
L’auspicio che le Istituzioni ritrovino la loro vera ragion d’essere: governare i processi e cercare di farlo nell’ottica del bene comune.
L’auspicio di una politica che riscopra se stessa e scenda dalle poltrone nelle strade, tra la gente, per essere il sensore e l’anima della società, per trarre dalla realtà elementi da coniugare per creare progetti capaci, da una parte, di rispondere ai bisogni individuati e, dall’altra, elementi per disegnare l’architettura di una società che cammina con sempre più giustizia, uguaglianza e partecipazione responsabile verso uno sviluppo integrale dell’uomo e osa guardare alla fraternità come all’unica misura capace di realizzare unità fra diversi!
Come Chiesa aretina desideriamo dire che, in questo sussulto di pensiero, riflessione e ricerca, ci siamo con la disponibilità a fare la nostra parte per emergere da questa crisi con una dimensione più matura, solida e autentica, semplicemente perché stiamo imparando la lezione. Nel reciproco rispetto delle competenze e responsabilità, possiamo insieme fronteggiare le emergenze e insieme cercare strade per uscire diversi e migliori da questa crisi!
La vicenda UnoAerre e quelle di tutte le piccole aziende, che fanno meno notizia, ma attraversano gravi difficoltà, siano occasione preziosa per gettare basi più solide sotto tutti gli aspetti e ad ogni livello, perché una nuova fase storica di sviluppo possa iniziare intanto nel nostro territorio.
Ci auguriamo per questo che la soluzione ormai prospettata per il rilancio della UnoAerre possa diventare l’occasione per un nuovo modo di realizzare impresa che permetta a tutti, dalla nuova dirigenza agli azionisti, dalle banche ai fornitori e alle associazioni economiche, dai lavoratori ai sindacati di partecipare con responsabilità a creare profitto vero non solo quindi in senso economico, ma sociale, relazionale, di dignità della persona e questo sarà possibile se l’obiettivo di tutti i soggetti sarà il bene comune.»

Articlolo scritto da: Pastorale Sociale e Lavoro