Home Politica Appello a politica e società civile: fermiamo il massacro in Libia

Appello a politica e società civile: fermiamo il massacro in Libia

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Arezzo – Mentre i cittadini libici si riversano nelle piazze del loro Paese per manifestare per i propri diritti, contro un dittatore che non dà loro tregua e li fa brutalmente uccidere, perseguitare, torturare, il silenzio del nostro Paese su queste atrocità è sconcertante.
Arci Arezzo rivolge un accorato invito alla società civile e alle istituzioni locali perché si oppongano con forza al disumano comportamento di Gheddafi contro la sua stessa gente, un fanatico che sta calpestando migliaia di vite umane e i loro diritti.
L’Italia non può e non deve rimanere ferma a guardare.
I media e la politica continuano a preoccuparsi quasi esclusivamente dell’emergenza immigrazione o di quella legata ad un eventuale “stop” che potrebbe essere imposto alle esportazioni di petrolio verso il nostro Paese. Queste preoccupazioni sono reali, ma non certo le più importanti.
Riteniamo che sia l’emergenza umanitaria ad essere la più allarmante e inaccettabile. Le vittime si contano a migliaia, coloro che si ribellano vengono mutilati e lasciati morire.
Basta. Non una persona di più deve essere calpestata.
In linea con l’appello Questa “rivoluzione” è anche la nostra, firmato dalla Tavola della Pace, dall’Arci nazionale e tantissimi altri organismi e col recente appello (detto dei “gelsomini”) promosso da CGIL insieme a grandi personaggi come Andrea Camilleri, Luigi Ciotti, Margherita Hack, Dacia Maraini, Moni Ovadia e Igiaba Scego, Arci Arezzo chiede alla società civile e alle istituzioni di dire basta e di fare qualsiasi cosa sia nelle loro possibilità per fermare il massacro.
Lo si potrà e dovrà fare nei modi più disparati: appendendo alle finestre le bandiere della pace, con la presenza nelle piazze, con sit-in organizzati di fronte alle ambasciate, tramite richieste al Parlamento, chiedendo di bloccare la vendita delle armi e la sospensione di ogni forma di cooperazione militare con tutti i paesi che non rispettano il diritto di manifestare liberamente.
Chi deve garantire che vengano adottate le necessarie misure di assistenza umanitaria alle popolazioni sottoposte a deprivazioni dei diritti civili, politici, economici e sociali, se non i Paesi occidentali, cosiddetti “avanzati”? Chi deve organizzare l’immediato invio di osservatori internazionali (International Human Rights Monitors) e delle agenzie umanitarie nei paesi interessati dalle rivendicazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali? Spetta a noi tutti garantire il riconoscimento dei bisogni umanitari e del diritto all’accoglienza di tutti coloro che fuggono dalle violenze, dalle minacce e dalle altre violazioni dei diritti umani in atto nel mediterraneo. Chiediamo il rispetto dell’esistenza di ognuno e del diritto a manifestare in maniera pacifica.
Anche ad Arezzo politica, istituzioni e società civile possono e devono fare la loro parte.
Ogni uomo, donna o bambino che viene ucciso, ogni minuto che passa in silenzio è una drammatica sconfitta per tutti noi. È ora di dire basta.