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Giardino delle IDEE: posticipato l’incontro con Corrado Augias

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“Non potrò essere presente all’incontro di sabato prossimo ad Arezzo per una ragione stupida. Sabato mattina devo fare anzi mi hanno appioppato in RAI la registrazione di quattro puntate del programma. Finirò forse alle 14.00 e così gli altri programmi del pomeriggio saltano. Mi dispiace molto ma ho già detto che se mi vorrete ancora in autunno sarò lieto di essere tra voi”.

Con queste parole Corrado Augias intervistato da Fabio Mugelli e Barbara Bianconi ai microfoni di Radio Wave International ha annunciato a malincuore l’annullamento dell’incontro di presentazione del suo ultimo saggio dal titolo “Il disagio della libertà” al Giardino delle IDEE programmato da tempo per sabato 12 maggio.

“Noi italiani intendiamo la libertà nel senso basso del termine ovvero nel senso di fare il comodo proprio. Invece la libertà nel senso alto del termine è altra cosa: è cioè il godimento di tutti i propri diritti ma anche la coscienza di tutti i propri doveri, il primo dei quali è che la libertà di ognuno finisce dove comincia la libertà di un altro. Ecco questa è una virtù che gli italiani frequentano poco” con queste parole il dr. Augias ha iniziato la conversazione radiofonica rispondendo alla domanda di Barbara e Fabio.

E Barbara Bianconi ha continuato chiedendo perché gli italiani non abbiamo mai fatto una rivoluzione.

“E’ una buona domanda” ha risposto il dr. Augias aggiungendo “mi spingo più il là. Ricordo che in Italia non abbiamo mai non dico promosso ma neppure firmato o partecipato alla promulgazione di uno di quei tanti trattati che nel corso dei secoli hanno progressivamente affermato e garantito le libertà dei cittadini. Questi trattati sono stati sempre sottoscritti fuori dai nostri confini. Altro che la rivoluzione, noi non abbiamo neppure firmato un pezzo di carta, salvo miracolosamente tra il 1946 e il 1947 la Costituzione. Ecco quello è stato il massimo dell’espressione di libertà e garanzie civili che siamo riusciti a fare come popolo italiano. Ed è venuta anche bene”.

Barbara Bianconi ha continuato chiedendo che cosa rappresenti oggi la figura di Piero Gobetti.

“Gobetti lo considero, indegnamente per me, un mio padre spirituale, padre per modo di dire visto che è morto a 25 anni ed io ne ho mezzo secolo di più” ha affermato il dr. Augias ricordando che “un padre e un genio sepolto a Parigi in una tomba esemplare per modestia, discrezione e pietà. Gobetti ha scritto sul carattere degli italiani delle cose definitive. Aveva poi una visione politica che è il massimo che si possa chiedere a una visione politica ovvero la capacità di conciliare la giustizia e la libertà. Il raggiungimento di un equilibro tra giustizia e libertà è utopico ma Gobetti ci mirava davvero”.

Fabio Mugelli conclude l’intervista chiedendo se si intravedano all’orizzonte tracce di miglioramento per il popolo italiano.

“La Toscana nel panorama spesso desolante della penisola è stata un’eccezione” ricorda il dr. Augias concludendo con ”era un luogo di civiltà giuridica e di diritti civili. Quando ancora il Piemonte era uno stato autoritario e il mezzogiorno popolato da plebi analfabete, la Toscana era luogo di libertà e di garanzia per tutti. Aboliva la pena di morte, dava rifugio agli ebrei, fondava città. Ma Lei mi chiede se c’è un futuro migliore possibile? Sinceramente non lo so. So però che noi siamo un popolo che sopporta male il benessere, essendo un popolo come scriveva Leopardi portato alla dissipazione, ai giochi, agli svaghi – molti prendono a svago pure la religione -. Diamo invece il meglio di noi nei momenti difficili e questo non è un momento difficile ma difficilissimo. Potremmo riuscire a dare il meglio di noi come del resto riuscimmo a fare negli anni subito dopo la guerra”.

Corrado Augias è giornalista e scrittore davvero molto seguito e amato dal pubblico dei lettori italiani, un uomo dallo spirito critico intenso che ha la capacità di mostraci con grande chiarezza il mondo che ci circonda facendoci comprendere al meglio le situazioni in cui ci troviamo a vivere.

I suoi saggi ci aiutano a far crescere anche dentro di noi lo spirito critico adeguato, a porci le giuste domande sul mondo, a sondarlo in profondità indagando così anche noi stessi.

Augias ci mostra come il popolo italiano sia da sempre incline a scegliere per il governo della nazione degli uomini con una vocazione autoritaria, una vocazione non solo piuttosto evidente a prima vista ma anche dichiarata.

“Siamo un popolo” afferma Augias “che ama il libero arbitrio ma che è nemico della libertà, una grande contraddizione che è nostro segno caratteristico”.

Perché?

La risposta è semplice, non siamo un popolo che ama impegnarsi.

Fino a quando la libertà è semplice da raggiungere, leggera e facile anche da mettere in atto non abbiamo alcun tipo di problema ma quando la libertà è pura, vera, faticosa, una libertà che è prima di tutto libertà di coscienza il popolo italiano sembra tirarsi indietro scegliendo qualcun altro che possa prendere le decisioni al proprio posto, che possa avere la forza di imporle.

Quello di Corrado Augias è una sorta di invito a tutti i cittadini, un monito forte che probabilmente è arrivato il momento giusto per cambiare, per rinnovarci.

Attendere ancora non è più possibile.

“ll popolo italiano” scrive Augias “ha visto la propria libertà lenita dagli autoritarismi. Il Fascismo e il Berlusconismo, in modi diversi e non simili, hanno reso il cittadino medio non solo privo di libertà di decisione, ma anche confuso sul concetto stesso di libertà, tanto da fargli pensare di non averne bisogno”.

Ci sono due tipi di libertà, ha ricordato Augias durante l’intervista a Radio Wave International, quella “Bassa” ovvero il comportarmi in maniera libera e utile per me e quella “Alta”, dove ognuno ha la consapevolezza dei propri diritti e doveri di cittadino.

La prima tipologia non è un modello retto, di cittadinanza attiva; è una cattiva interpretazione del concetto, è paragonabile all’abuso.

La seconda tipologia è giusta nei termini in cui un individuo sa capire dove finisce la propria libertà e inizia quella del suo simile.

Ma Augias scrive anche di famiglia e la definisce “sacralizzata” dalla nostra cultura al punto da essere un elemento costitutivo dell’esistenza di ognuno di noi: è forse questo elemento che ci rende così schiavi di uomini che anestetizzano le coscienze?

Augias cita Manzoni per spiegare i rapporti che legano gli individui in società come la nostra, dove non c’è posto per i “Fra Cristoforo”; brav’uomini pronti ad impegnarsi per salvare i propri simili dallo sfogo del potere.

La situazione italiana è critica, soprattutto quella dei giovani, ma non per questo bisogna smettere di lottare: c’è bisogno di ritrovare lo spirito di rivoluzione, di voglia di libertà per ritirare su l’Italia.

Il Disagio della Libertà è un testo di forte critica, che esamina la consuetudine che ha portato molti italiani a considerare la soggezione come una caratteristica dell’uomo alla sua nascita e gli individui come inermi pedine di fronte alla storia, condannate a una passività psicologica.

È questa mentalità diffusa – che ha demolito l’idea di libertà come diritto, diffondendo la visione della libertà come licenza e l’arte della furbizia e dell’inganno come rimedio – che dobbiamo capire e tentare di cambiare per riuscire ad uscire da questa condizione di minorità in cui il popolo italiano si trova: la sovranità è del popolo – narra la Costituzione – non di ristretto gruppo di factotum carismatici col potere della persuasione.

Augias cita anche Carducci che dichiarava "A questa nazione, giovine di ieri e vecchia di trenta secoli, manca del tutto l'idealità" e Gramsci che lamentava un individualismo pronto a confluire nelle "cricche, le camorre, le mafie, sia popolari sia legate alle classi alte".

O, ancora, Dante con la sua invettiva "Ahi serva Italia, di dolore ostello" e Guicciardini con la denuncia del nostro amore per il "particolare".

A vent'anni da Tangentopoli, sembra lampante quanto anche quella che sembrava una "svolta" nella storia italiana, sia stata, invece, un'occasione perduta, di mettere in campo senso civico, responsabilità e capacità di gestire le libertà democratiche.

Corrado Augias non sarà presente sabato 12 maggio ad Arezzo ma sarà certamente ospite dopo l’estate in apertura della nuova stagione invernale del Giardino delle IDEE.

A brevissimo sarà comunicata la data.

Intanto possiamo dedicarci alla lettura di questo suo ultimo saggio.