Home Attualità Salute Due studi pubblicati su riviste scientifiche di elevato prestigio

Due studi pubblicati su riviste scientifiche di elevato prestigio

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AREZZO – Due importanti studi condotti dal Dipartimento Cardiovascolare della Asl 8 hanno ricevuto altrettanti riconoscimenti internazionali.

Il primo, pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine (considerata la bibbia delle riviste scientifiche mondiali), è uno studio internazionale che ha visto la Cardiologia di Arezzo centro coordinatore nazionale e Leonardo Bolognese, investigatore principale: ha riguardato il trattamento delle sindromi coronariche acute con nuovi antipiastrinici orali, farmaci in grado di ridurre le complicanze trombotiche della malattia. “Lo studio – spiega Bolognese – ha valutato qual è il momento migliore per la somministrazione di questi farmaci dall’esordio dei sintomi, dimostrando che in termini di efficacia e sicurezza questi farmaci devono essere somministrati dopo aver eseguito l’esame coronarografico e quindi aver valutato l’entità della malattia aterosclerotica dell’albero coronarico. Questa si è rivelata un’informazione essenziale per la corretta gestione di questi pazienti.”

Il secondo studio è stato pubblicato su Circulation e rappresenta uno splendido esempio di collaborazione interdisciplinare all’interno del Dipartimento avendo coinvolto oltre all’unità di Cardiologia diretta da Leonardo Bolognese, il Laboratorio di Cardiologia Interventistica diretto da Francesco Liistro, l’unità di Chirurgia Vascolare diretta da Guido Bellandi e l’unità di Diabetologia diretta da Lucia Ricci. Lo studio, interamente ideato e svolto presso l'Ospedale San Donato e denominato “Debate-btk”, ha valutato una nuova metodica di trattamento dell’ischemia critica degli arti inferiori, complicanza frequente e temibile del diabete che si associa ad una elevata mortalità e morbilità. “La nuova strategia di trattamento – sottolinea ancora Bolognese – è rappresentata dall’impiego di un nuovo e sofisticato pallone per angioplastica in grado di liberare sulla parete del vaso un farmaco con azione antiproliferativa. Lo studio ha dimostrato che questo trattamento è in grado di prevenire in modo significativo la progressione della malattia aterosclerotica e la richiusura del vaso (restenosi) rispetto alle procedure tradizionali. Inoltre il trattamento è risultato particolarmente vantaggioso anche nelle lesioni tecnicamente più difficili da trattare migliorando la guarigione delle ferite e riducendo la necessità di reintervento.”

Notevole soddisfazione per questi risultati è stata espressa alle equipe coinvolte dalla Direzione generale dell’Azienda sanitaria.