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Cambio al vertice di Coldiretti Arezzo: Mario Rossi è il nuovo Direttore

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Cambio al vertice di Coldiretti Arezzo, oggi, martedì 4 marzo presso la sede di Coldiretti Arezzo in via Mecenate si è tenuta la Conferenza stampa per il passaggio delle consegne tra Giampiero Marotta, destinato alla direzione della Coldiretti di Lecce e il nuovo Direttore di Coldiretti Arezzo, Mario Rossi, alla presenza del presidente della Coldiretti regionale e aretina Tulio Marcelli
Dopo un caloroso saluto agli astanti da parte del direttore uscente, Giampiero Marotta, che si è rapidamente soffermato sulla sua positiva esperienza personale alla guida della Coldiretti, e dopo i sentiti ringraziamenti per la positiva opera portata avanti da Marotta in questi tre anni da parte del presidente Marcelli, è intervenuto Mario Rossi, nuovo direttore di Coldiretti Arezzo, che ha toccato alcuni dei punti cardine di quello che sarà il suo impegno in questi anni.
In particolare, il nuovo direttore – dopo aver spiegato la sua volontà di un impegno totale “di cuore” a servizio del progetto Coldiretti a tutti i livelli, e “in coerenza e continuità con quanto è stato portato avanti con grande efficacia finora in questa federazione” – ha toccato, per approfondirle poi nei prossimi tempi, alcune tematiche specifiche quali Campagna Amica e la filiera corta, l’attenzione ai giovani in agricoltura, alla formazione professionale quindi, alle eccellenze del territorio e all’agriturismo, ma anche alle difficoltà, tra cui in particolari quelle della questione ungulati o delle contraffazioni, il tutto sullo scenario di fondo di una grave crisi economica ancora non risolta.
Secondo Mario Rossi “occorre comunque dare su tutti questi temi risposte rapide, e ad esempio i negozi a km zero quali quelli recentemente inaugurati ad Arezzo, assieme ai mercati settimanali, sono in grado di proporre ai cittadini un’offerta molto ampia: si presenta l’assortimento della Filiera Agricola Italiana con il marchio Campagna Amica, vale a dire soltanto prodotti agricoli provenienti da campi e allevamenti italiani e venduti direttamente da un soggetto agricolo”.
E’ quindi anche “una risposta concreta alle contraffazioni, ed è garanzia della provenienza e dell’assoluta genuinità di tutti i prodotti esposti al pubblico”. Per i consumatori aretini “la Bottega rappresenta infatti – continua il direttore Coldiretti – un mondo di cose buone, sicure e controllate, direttamente dalla campagna alla tavola: più scelta, tanto sapore in più, il bello di una spesa sostenibile ed eco-compatibile, la certezza di quello che mangiamo”.
“La crisi – secondo Rossi – ha rafforzato il ruolo della filiera corta e dei suoi vantaggi per il consumatore finale. Ha spinto in qualche modo il consumatore verso la filiera corta e – ha spiegato ancora – con la vendita diretta una famiglia può risparmiare, al mese, fino al 30%”. Ovviamente ci sono lati positivi anche per le imprese agricole:“Si tratta di reddito integrativo ed immediato per le aziende agricole che attraverso i mercati hanno un ulteriore canale commerciale diretto e senza intermediazioni”.
Legato a questo primo discorso, secondo Rossi, vi è quello dei giovani: “Nel percorso di costruzione della filiera del Made in Italy – ha spiegato infatti – i giovani sono attori indispensabili anche per realizzare un canale di distribuzione che consenta ai prodotti delle imprese italiane di essere valorizzati al massimo proprio grazie al nuovo e fondamentale protagonismo dei giovani, che stringono tra le mani anche il futuro della Coldiretti: il progetto di rilancio del vero prodotto italiano ha bisogno del contributo decisivo di imprenditori di nuova generazione e quindi di studiare, come avverrà domani, anche appropriate strategie di marketing”.
Una frontiera importante da questo punto di vista è quella dell’agriturismo. La Toscana resta la regione leader del settore con 4.074 aziende agrituristiche, seguita dal Trentino Alto Adige con 3.339 aziende. Il giro d’affari annuo complessivo è stimato in oltre un miliardo di euro. Di agriturismi ad Arezzo ce ne sono circa 500 che stanno crescendo come offerta, sia nella qualità, sia nella capacità di offrire un pacchetto completo che non si ferma all’ospitalità ma diventa un’efficace offerta turistica complessiva. “Non dimentichiamo – ha ricordato Rossi – che qui ad Arezzo troverò delle eccellenze: un agriturismo aretino, come sapere, ha infatti vinto l’Oscar Green 2013 per la categoria “Stile e cultura d’impresa” puntando tutto sul web e sui social network per attirare clienti stranieri nell’agriturismo. Ma non è l’unica eccellenza”.
Giovani significa anche formazione: secondo Coldiretti Arezzo la formazione incide anche come risposta alla crisi: “In un momento economico difficile, anche dal punto di vista dell’occupazione, specializzare persone in grado di operare nel settore primario, l’unico che vede una qualche erosione della disoccupazione, può rappresentare – spiega ancora il direttore Rossi – una possibilità ulteriore sia nel favorire l’insediamento dei giovani in agricoltura, sia per consentire a chi lo volesse di presentarsi sul mondo del lavoro con specializzazioni importanti”. Ciò consente, sempre secondo Rossi, di “mantenere attive piccole imprese agricole a forte rischio abbandono, salvaguardando in questo modo, occupazione, territorio e paesaggio, centrali per il grande appeal turistico della Toscana nel mondo”.
Oltre al maltempo che ha portato gravi danni, un altro aspetto sul quale occorrerà portare avanti un lavoro importante, nel solco di quanto già stato fatto su questo territorio, insieme alle altre associazioni di categoria, è quello della lotta alla proliferazione indiscriminata degli ungulati, spiega Rossi “perché la situazione diventa sempre più difficile: la Toscana è la regione, in Europa, con il più alto tasso di densità di ungulati. E' un problema che travalica la questione puramente agricola e ormai riguarda l'intera comunità: Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza: in dieci anni il numero di cinghiali, lupi e caprioli, ha assunto una dimensione non più sostenibile dal territori”.
Altro problema legato all’eccessiva presenza degli ungulati “riguarda – secondo Coldiretti – l’incolumità pubblica in senso generale in quanto questi animali oltre ad essere una seria minaccia per la sicurezza stradale, soprattutto in alcune zone, rendono più instabili i terreni contribuendo a causare smottamenti e frane”. Il lavoro da fare, possibilmente insieme alle autorità del territorio “sarà quello – conclude Rossi – di fornire precise linee guida in merito alla gestione faunistico venatoria e le azioni da intraprendere a livello locale finalizzate a ridurre la popolazione delle varie specie di ungulati fino ad un livello sostenibile”.