Home Nazionale Furti d’arte in Chiesa, da Mibact e Cei un decalogo per i parroci

Furti d’arte in Chiesa, da Mibact e Cei un decalogo per i parroci

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Roma, 27 nov. (AdnKronos) – “I beni culturali di interesse religioso costituiscono una enorme parte del patrimonio artistico del nostro Paese e sono particolarmente esposti perché devono essere fruibili. Salvaguardarli è un dovere e quindi sapere come è meglio comportarsi per tutelarle e proteggerle è fondamentale”. Così il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini presentando le ‘Linee guida per la tutela dei beni culturali ecclesiastici’, “che entrano nel dettaglio e che credo saranno uno strumento di lavoro molto importante per i singoli parroci”.
Questa guida, realizzata dal comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale in collaborazione con l’Ufficio nazionale per i Beni culturali ecclesiastici, oltre a offrire consigli pratici per la tutela dei beni culturali ecclesiastici è un’occasione per diffondere le iniziative di inventariazione e censimento che le Diocesi stanno conducendo a favore del patrimonio. “Il 40% dei beni trafugati in Italia, oltre 2mila casi segnalati, colpisce le chiese – afferma Leonardo Gallitelli, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri – questo perché il patrimonio che noi osserviamo, di cui beneficiamo quando entriamo in una chiesa è esposto, quindi è più facile riuscire ad appropriarsene”.
“Ma questo è un reparto molto attento alla prevenzione. Lo dimostra l’aver costituito una banca dati in cui vengono raccolte immagini e schede di tutte le opere d’arte – sottolinea Gallitelli – E attraverso questa conoscenza preventiva, noi offriamo queste linee guida che sono dei consigli, dei suggerimenti. Perché il nostro obiettivo è quello di impedire la depredazione. Perché tutelare il patrimonio storico di un Paese vuol dire tutelare la storia e la civiltà di un Paese”.
La conoscenza del patrimonio culturale rappresenta il primo importantissimo passo per prevenire il rischio di furto, si legge nelle Linee guida. “La Chiesa è come un vaso di creta pieno di tanti tesori che qualcuno cerca di perforare. La presenza e vicinanza, attenta e competente, del nucleo aiuta a farci sentire meno fragili in quanto portatori di questo tesoro che ci è stato affidato – sottolinea mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei – l’inventario dei beni che stiamo facendo, che comprende circa 4 milioni di schede, è un grande lavoro, preciso, che credo sia unico”.
Valutare il livello di potenziale interesse criminale di un bene è fondamentale, come lo è quello di ridurre il rischio di furto tenendo presente che le misure di sicurezza più semplici ed economiche possono essere le più efficaci. Si può ad esempio coinvolgere la comunità ecclesiale che vigili sui beni. E’ importante illuminare adeguatamente la zona nel caso di chiede ubicate in località o strade isolate, far installare un sistema di videosorveglianza, raccogliere la disponibilità di un volontario che effettui delle ispezioni.
E’ meglio far defluire i fedeli alla presenza di due persone, far attenzione al momento della chiusura controllando che nessuno si sia nascosto all’interno dell’edificio di culto e controllare che tutti gli accessi siano ben chiusi. Nelle chiese è meglio avere degli armadi corazzati o un locale con porta blindata dove mettere nel caso beni pregevoli, assicurare i quadri alle pareti con staffe apposite, rimuovere appoggi che possano facilitare l’esportazione dei beni (come le scale ad esempio). In caso di furto la scena del reato va preservata e bisogna chiedere subito l’intervento dei carabinieri.
Nel caso di biblioteche e archivi, identifica e registra l’utenza, fai lasciar fuori borse e zaini, fai sì che il personale presente sia sufficiente per garantire la vigilanza e non lasciare a scaffale aperto i materiali più preziosi e rari. Controlla costantemente gli utenti anche con un sistema di videosorveglianza e verifica i beni messi a disposizione.
“La definizione che l’Unesco dà dei siti dichiarati patrimonio dell’umanità è proprio questo: patrimonio dell’umanità. Come a dire che tutti noi siamo possessori pro tempore di un patrimonio che è dell’umanità intera. E questo non va dimenticato – ha detto Franceschini – noi abbiamo una legislazione di tutela straordinaria, molto antica che ha portato a far sì che un principio che viene accettato da tutti con tranquillità dall’opinione pubblica sia invece stato una grande conquista che ci ha portato a tutelare il patrimonio”.
“Riuscire ad arrivare a un catalogo di tutto il patrimonio, pubblico e privato, penso sia fondamentale perché in caso di furto quel bene può essere individuato più facilmente – ha concluso il ministro – La carta d’identità dei beni che viene fatta dal nucleo ad esempio è fondamentale. Ora come ora ci sono tecnologie formidabili, come quella che permette, fotografando un bene, di andare online e vedere se è un bene archiviato. E’ efficacissimo, anche per chi decide di comprare un’opera”.