Roma, 3 ott. – (Adnkronos) – “La decisione di Marino e Fuortes di licenziare tutta l’orchestra e il coro del Teatro dell’Opera di Roma è una decisione folle che risponde però ad un ben preciso progetto politico. Era chiaro fin dal primo insediamento di Fuortes come sovraintendente che l’obiettivo dell’amministrazione Marino era quello di ridimensionare drasticamente il contributo comunale al Teatro, anche a costo di ucciderne il livello artistico e culturale”. Lo scrive sul suo profilo Facebook Gianni Alemanno.
“Dapprima Fuortes ha fatto di tutto per scaricare sulla precedente amministrazione ogni responsabilità sulle difficoltà di bilancio, subito dopo la giunta Marino ha operato un primo grave taglio di trasferimenti comunali – prosegue Alemanno – Mentre noi puntavamo a risolvere i problemi di bilancio rilanciando attraverso il maestro Muti investimenti e sponsor, Fuortes ha subito puntato all’applicazione della legge Bray che si traduce in una pesante ristrutturazione della Fondazione. Di fronte a questo progetto è partita la protesta sindacale che Fuortes non solo non ha fatto nulla per gestire, ma ha acuito puntando a dividere e contrapporre le sigle sindacali”.
“In questo periodo va di moda scaricare ogni responsabilità sui sindacati – afferma l’ex sindaco di Roma – ma non sempre i sindacati hanno tutte le colpe e le responsabilità. E’ inutile quindi scaricare solo su di loro la responsabilità del clima difficile che ha indotto il maestro Muti ad abbandonare la direzione del Teatro. Il Maestro ha compreso perfettamente che non c’era nessuna intenzione nè da parte del Sindaco, nè da parte del sovraintendente, di investire sulla qualità del Teatro”. (segue)