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Da tre cantine romane sperimentazione di vini senza allergeni

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Roma, 22 giu. (Labitalia) – Arrivano tre nuovi vini senza solfiti in provincia di Roma, frutto di una sperimentazione che ha coinvolto l’Università della Tuscia attraverso un finanziamento della Regione Lazio. Sono il Macchia Sacra, Fiano in purezza della cantina Castello di Torre in Pietra, il 496 Frascati Doc (70% Malvasia di Candia e 30% Trebbiano toscano) dell’azienda biologica De Sanctis di Frascati e il Don Franco, un Rosso Montepulciano e Sangiovese della cooperativa Capodarco, di Grottaferrata. Rappresentano il risultato del progetto dell’associazione Pro.Bio, cofinanziato attraverso la misura 124 del Psr Lazio, relativa alla cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti e processi tecnologici nell’agroalimentare.
Le tre cantine, già in possesso da anni della certificazione biologica, si sono impegnate in questa sperimentazione per cercare di avere un profilo organolettico dei loro primi vini senza allergeni, analizzandone la qualità e l’interesse dei consumatori, che può fare da apripista ad altre aziende. Sono già in commercio e con una buona risposta dei consumatori i tre vini delle annate 2014, delle cantine Capodarco e De Sanctis, che ne hanno prodotte 2mila bottiglie, e Castello di Torre in Pietra con 4mila bottiglie.
“La nostra attività agricola è tutta orientata all’attenzione per l’ambiente e la persona attraverso prodotti che fanno bene e di qualità. E’ il caso del biologico”, sostiene il presidente di Capodarco, Salvatore Stingo.
“La sperimentazione è sempre un rischio e in agricoltura è particolarmente difficile perché bisogna tenere sotto controllo tante variabili – aggiunge Filippo Antonelli, proprietario di Castello di Torre in Pietra – ma è interessante e bisogna provare. Non so quale sarà il punto d’arrivo, ma la strada è segnata. Avevamo bisogno di capire e dai primi risultati possiamo dirci contenti”.
Le tre cantine operano da anni seguendo i dettami dell’agricoltura biologica, ma attraverso il progetto ProBio si sono avviate su un sentiero che si spinge oltre aprendo nuovi scenari di mercato. Ma cosa intendiamo quando si parla di anidride solforosa, da indicare obbligatoriamente in etichetta con la dicitura ‘Contiene solfiti’ se superiore a una quantità di 10 mg/litro?
“La solforosa – spiega Marco Esti, dell’Università degli studi della Tuscia – è una sostanza polivalente, antimicrobica e antiossidante, e relativamente economica. Elimina quel carattere svanito tipico dei vini ossidati, attenua gli aromi sgradevoli e conserva più a lungo la freschezza. Ma il progetto ha dimostrato che si possono fare buoni vini naturali senza usare allergeni, allargando la tipologia produttiva presente sul mercato e controllando la fermentazione malolattica nei vini bianchi, con il risultato di avere prodotti più stabili senza note di ossidazione”.