(AdnKronos) – Un’esigenza avvertita già da alcuni anni, ma che ora diventava impellente e di cui il ‘picconatore’ si faceva accorato portavoce attraverso la solennità del messaggio alle Camere, dopo mesi e mesi di ripetuti appelli che avevano trovato posto anche nei discorsi di fine anno del 1989 e del 1990. Parole spesso non ascoltate e non comprese.
“Sollecitavo la grande riforma di cui c’era bisogno per schivare la crisi che stava per esplodere -spiegherà Cossiga in un’intervista rilasciata un anno prima di morire- Andreotti, all’epoca premier, rifiutò di controfirmare il documento per la presentazione in Parlamento perché, si difese, non lo condivideva. Lo firmò il ministro della Giustizia Martelli. Fu il momento più difficile, per me. Sembravano tutti ciechi”.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, ma, attraverso vari tentativi puntualmente falliti, l’Italia non è ancora riuscita a creare una nuova architettura in grado di dare risposte sul piano istituzionale ai mutamenti storici, sociali ed economici di cui pure parlava Cossiga e a portare a pieno compimento quel bipolarismo e quella alternanza che in modo tormentato hanno cercato di farsi strada in questi anni.