Home Nazionale Siria: domani conferenza donatori in Kuwait, per Onu servono 8,4 mld dollari

Siria: domani conferenza donatori in Kuwait, per Onu servono 8,4 mld dollari

0

Kuwait City, 30 mar. (AdnKronos/Aki) – 8,4 miliardi di dollari. Questo quanto le Nazioni Unite sperano di poter ottenere dalla conferenza dei donatori per la Siria che si terrà domani in Kuwait, presieduta dal segretario generale Onu Ban Ki-moon e aperta dall’emiro del Kuwait Sheikh Sabah al-Ahmad Al-Sabah. ”Se non si riusciranno a raccogliere i fondi richiesti, il rischio è quello di una catastrofe umanitaria orribile e pericolosa”, ha avvertito l’inviato speciale dell’Onu per gli Affari umanitari Abdullah al-Maatuq.
Intanto le organizzazioni non governative si sono impegnate a devolvere più di 480 milioni di dollari per i rifugiati siriani. In testa la turca IHH Humanitarian Relief Foundation con 100 milioni di dollari. Seguono la Mezzaluna Rossa del Qatar e l’Organizzazione caritatevole internazionale islamica del Kuwait.
La responsabile dell’Agenzia Onu per gli Affari umanitari Valerie Amos ha sottolineato che la situazione umanitaria in Siria è peggiorata con il continuo delle violenze e che i bambini sono particolarmente colpiti. Per questo c’è necessità urgente di assistenza salvavita per la metà della popolazione siriana, mentre molte agenzie Onu annunciano di essere rimaste senza fondi e per cui di dover ridurre o interrompere le proprie attività in Siria.
Nelle prime due conferenze dei donatori per la Siria che si sono svolte in Kuwait sono stati presi impegni per donare rispettivamente 1,5 miliardi di dollari e 2,4 miliardi di dollari. Ma le Nazioni Unite hanno lamentato che gli impegni presi non sono stati rispettati.
Inoltre la Fao ha avvertito che servono 121 milioni di dollari per l’assistenza alimentare ai cittadini in Siria e ai rifugiati siriani nei Paesi vicini. Nel dettaglio, la Fao spiega che servono 59 milioni di dollari a sostegno dell’agricoltura a beneficio di 1,5 milioni di persone, e altri 62 milioni di dollari per sostenere le coltivazioni nei Paesi che ospitano un gran numero di rifugiati siriani, tra cui Iraq, Giordania, Libano e Turchia.