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Sanità: Banco Farmaceutico, mai tante famiglie costrette a rinunciare a cure

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Roma, 10 nov. (AdnKronos Salute) – “La povertà sanitaria, in Italia, appare nella sua fase più drammatica. Mai tante famiglie sono state costrette a rinunciare alle cure”. E’ l’allarme lanciato da Paolo Gradnik, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, che oggi presenta a Roma il ‘Rapporto 2016 sulla povertà sanitaria’ da cui emerge un aumento delle persone che, nel nostro Paese, non hanno sufficienti risorse per curarsi. Un problema che non riguarda solo i 4,6 milioni di poveri censiti, ma oltre 12 milioni di persone e 5 milioni di famiglie che hanno comunque dovuto limitare il numero di visite o esami per motivi economici.
“Per curare – aggiunge Gradnik – bisogna conoscere. Rispondere al bisogno di chi soffre nell’indigenza implica carità nelle motivazioni e impone efficienza nell’azione. L’Osservatorio donazione farmaci, attraverso le sue attività di ricerca quotidiane e, in particolare, con la realizzazione del Rapporto che abbiamo presentato, fornisce a Banco Farmaceutico un importante contributo in termini di approfondimento e consapevolezza: la povertà sanitaria in Italia appare nella sua fase più drammatica. Avere conoscenza dell’esatta portata del fenomeno ci aiuta a svolgere la nostra mission (raccogliere farmaci da donare ai poveri) nella misura adeguata e con le dovute ragioni”.
Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, Mario Melazzini, ha sottolineato che “le nuove povertà possono rappresentare un ostacolo concreto all’accesso alle terapie, per questo Aifa condivide con il Banco Farmaceutico una proficua collaborazione per avere un quadro chiaro del fenomeno nel nostro Paese. Il Rapporto può costituire un utile strumento di lavoro per tutti i soggetti impegnati a combattere le nuove povertà. Come istituzione siamo chiamati a portare il nostro contributo con una sempre maggiore responsabilità etica e sociale nei confronti delle persone in stato di bisogno, e ad intervenire concretamente ovunque vi siano emergenze sanitarie”.