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Manovra: Buia (Ance), non più disponibili a stare a finestra, pronti a manifestazione

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Milano, 21 dic. (AdnKronos) – Il mondo delle costruzioni non è più disponibile a stare alla finestra, a ‘chiedere con gentilezza’ misure di attenzione. Quella che attraversa è una vera e propria “crisi sistemica”, alla quale si deve porre immediatamente rimedio. E se la manovra non dovesse contenere nulla di ciò che concretamente può aiutare il comparto a risollevarsi, Ance è pronta a “una grande manifestazione”. Non subito, ma nei primi mesi del 2019. Non appesa avrà avuto la possibilità di capire che cosa contiene effettivamente la legge di Bilancio. Lo dice all’AdnKronos Gabriele Buia, presidente di Ance, ricordando che è un settore, quello delle costruzioni che “ha perso più occupati di qualsiasi altro”: parliamo di “600mila posti di lavoro in meno dall’inizio della crisi”, quando Ilva, Embraco e Alitalia hanno comportato, fa notare, la perdita di qualcosa come 28mila posti. Molti meno in confronto.
“Sono troppi anni che noi dobbiamo chiudere e perdere occupazione, imprese e lavoratori. Non siamo più disponibili. Stiamo già pensando ad azioni forti, le faremo se le tante richieste non troveranno un riscontro” assicura. Sono “120.000 le imprese che hanno chiuso: sono dati impressionanti che necessitano, intanto, una presa di coscienza da parte della politica”. E che sia “rapidissima, cosa che non vedo nell’immediato”. Il mondo delle costruzioni, evidenzia Buia, “è un motore di sviluppo enorme e non vedo misure di attenzione tali da poterlo fare riprendere immediatamente. Noi abbiamo fatto proposte concrete al legislatore addirittura arrivando anche a sottoporre all’attenzione quello che è stato l’intervento in altri paesi”. Il riferimento è alla Spagna che, dice Buia, “è intervenuta sui fattori cardine, ha appaltato rapidamente in due anni 13 miliardi di euro in due e ha portato a termine i lavori”. “Questa legge di bilancio prevede che il risultato di crescita dell’anno prossimo si basi molto sugli investimenti in infrastrutture. Si tratta di circa 5 miliardi e mezzo tra residui e nuovi stanziamenti bene”, fa notare il presidente di Ance, che manifesta “grande preoccupazione”.
Il rischio è che non si attivino gli investimenti, per la troppa burocrazia, per l’ipernormativismo che caratterizza il Paese. Ma, avverte “se non vengono utilizzati quei denari, non ci potrà essere crescita”.