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Smog: raggiunge placenta, prime prove da studio a Londra

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Roma, 17 set. (AdnKronos Salute) – Quando le hanno intercettate al microscopio, gli scienziati hanno subito pensato che si trattasse di tracce di smog. Minuscole particelle di carbonio, tipicamente create dalla combustione di combustibili fossili. Questi frammenti sono stati identificati per la prima volta nella placenta di donne incinte a Londra, analizzandone le cellule dopo il parto. Lo studio è stato presentato a Parigi, al Congresso internazionale della European Respiratory Society (Ers), da Norrice Liu, pediatra e ricercatrice clinica, e Lisa Miyashita, ricercatrice post-doc, entrambe nel gruppo di ricerca di Jonathan Grigg alla Queen Mary University di Londra, Regno Unito. Scienziate molto attive sul tema dello smog.
Ricerche precedenti, hanno spiegato le esperte, avevano indicato collegamenti tra l’esposizione delle madri incinte all’inquinamento atmosferico e parti prematuri, basso peso alla nascita, mortalità infantile, problemi respiratori infantili. Il nuovo studio si aggiunge alle evidenze esistenti e suggerisce che, quando le donne in gravidanza respirano aria inquinata, le particelle di fuliggine sono in grado di raggiungere la placenta attraverso il flusso sanguigno.
“Sappiamo da un po’ che l’inquinamento atmosferico influisce sullo sviluppo fetale e può continuare a influenzare i bambini dopo la nascita e per tutta la vita – evidenzia Miyashita – Eravamo interessati a vedere se questi effetti potessero essere dovuti a particelle di inquinamento che si muovono dai polmoni della madre alla placenta. Fino ad ora, ci sono state pochissime prove del fatto che le particelle inalate entrassero nel sangue dai polmoni”. I ricercatori hanno lavorato con 5 donne incinte, tutte residenti a Londra, che avevano programmato un parto cesareo al Royal London Hospital. Non fumatrici, con alle spalle un percorso di gravidanza normale al termine del quale hanno dato alla luce bebè sani, le mamme hanno dato il permesso ai ricercatori di studiare le loro placente dopo il parto.
Gli scienziati erano interessati a particolari cellule chiamate macrofagi della placenta. I macrofagi esistono in svariate parti del corpo: sono gli ‘spazzini’ del sistema immunitario e agiscono inglobando elementi nocivi, come batteri e particelle di inquinamento, appunto. Nella placenta aiutano anche a proteggere il feto.
Il team ha studiato un totale di 3.500 cellule macrofagiche delle 5 placente, esaminandole con un microscopio ad alta potenza. E ne ha trovate 60 contenenti 72 piccole aree nere che i ricercatori ritengono essere particelle di carbonio. In media, ogni placenta conteneva circa 5 micrometri quadrati di questa sostanza nera. Gli esperti hanno continuato a studiare i macrofagi placentari (di 2 placente) in maggiore dettaglio, usando un microscopio elettronico, e di nuovo hanno trovato materiale che hanno ritenuto essere costituito da minuscole particelle di carbonio.
“Abbiamo pensato che esaminare i macrofagi in altri organi potesse fornire prove dirette che le particelle inalate si muovono dai polmoni verso altre parti del corpo – spiega Liu – I nostri risultati forniscono la prima prova che le particelle di inquinamento inalate possono passare dai polmoni alla circolazione e quindi alla placenta”.
“Non sappiamo – puntualizza Liu – se le particelle che abbiamo trovato possano anche spostarsi nel feto, ma le nostre prove suggeriscono che questo è effettivamente possibile. Sappiamo anche che le particelle non hanno bisogno di entrare nel corpo del bambino per avere un effetto negativo, perché se hanno un effetto sulla placenta, questo avrà un impatto diretto sul feto”.
“Abbiamo già visto ricerche che segnalano come le donne incinte che vivono in città inquinate siano più inclini ad alcuni problemi di gravidanza – commenta Mina Gaga, presidente della European Respiratory Society, direttore medico e capo del Dipartimento respiratorio dell’Athens Chest Hospital, in Grecia, non coinvolta nello studio – Le prove suggeriscono che un aumento del rischio di basso peso alla nascita può verificarsi anche a quote di inquinamento inferiori al limite annuale raccomandato dall’Unione europea”.
Questa nuova ricerca, conclude Gaga, “suggerisce un possibile meccanismo attraverso cui i bambini possono essere influenzati dall’inquinamento pur essendo teoricamente protetti nel grembo materno. Questo dovrebbe aumentare la consapevolezza tra i medici e il pubblico riguardo agli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico nelle donne in gravidanza. Abbiamo bisogno di politiche più rigide per un’aria più pulita, per ridurre l’impatto dell’inquinamento sulla salute in tutto il mondo, perché stiamo già assistendo a una nuova popolazione di giovani adulti con problemi di salute”.