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“La figlia della libertà” di Luca di Fulvio

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“La figlia della libertà” di Luca di Fulvio

Il destino è un qualcosa che ha sempre attraversato i suoi libri.

C’è una parte che ha a che fare strettamente con la narrativa, nella quale il destino è un po’ la storia obbligata che l’eroe persegue o alla quale si ribella.

Un aspetto romantico ed epico.

Perché il concetto di destino probabilmente è nato con l’uomo.

È la storia che gli dei hanno scritto per l’uomo.

Nel destino inconsciamente cerchiamo una ragione all’esistenza.

Una specie di geometria che giustifica le domande alle quali non c’è risposta.

L’altro aspetto del destino è quello della scelta.

Scegliersi il proprio destino.

Tracciare la propria via.

E questo aspetto giustifica noi stessi, singolarmente.

I suoi personaggi lottano sempre per avere un destino.

Così come tutti noi lottiamo nella vita quotidiana per sceglierci per quanto possibile il nostro destino.

1912.

Raechel vive in un villaggio in cui alle ragazze non è permesso leggere.

Rosetta subisce ogni giorno i soprusi dei suoi compaesani violenti e bigotti.

Rocco è messo davanti a una scelta: se non vuole morire, deve diventare mafioso.

Tutti e tre sanno che c’è un solo modo per essere liberi: fuggire, scappare lontano, al di là dell’oceano, scegliersi il loro destino.

Arrivano a Buenos Aires per ricominciare, ma l’Argentina è terra di nessuno.

Tra le grida del porto e i vicoli del barrio si annidano pericoli ancora più insidiosi, fantasmi del passato, uomini senza scrupoli.

Tra inganni e travestimenti, loschi affari e fughe rocambolesche, Raechel, Rocco e Rosetta sono pronti a tutto per salvarsi, ancora una volta.

Nato a Roma il 13 maggio 1957, Luca Di Fulvio è attore, sceneggiatore, disegnatore, romanziere.

Adora i film di Roman Polanski ed è un fan di Margherita Buy.

Ha frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e non l’Università, e se ne vanta.

I suoi romanzi sono tradotti in sedici Paesi.

Con La gang dei sogni e La ragazza che toccava il cielo ha scalato le classifiche tedesche con oltre tre milioni di copie vendute.
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Luca Di Fulvio firma un nuovo romanzo.

Un romanzo epico che parla di emigrazione, d’ingiustizia e di destino.

Ma anche di donne forti, più forti degli uomini, che lottano per sé e per le loro simili.

E di violenza, senza sconti, che è quella che in molte e in molti hanno subito.

Il desiderio forte di rompere una catena fatta di soprusi e di vivere la propria vita con dignità.

La figlia della libertà edito da Rizzoli è un romanzo straordinario e non debbono spaventare le 636 pagine.
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Un romanzo che per stessa ammissione dell’autore racconta l’Argentina d’inizio Novecento per parlare dell’Europa di oggi.

Le donne subiscono da sempre e in continuazione violenze e sempre più spesso si fa finta di niente.

È una malattia dei soggetti maschi quello di mortificare e offendere le donne.

Come se ne fossero invidiosi e dovessero infangarla, spegnerla, mortificarla appunto per riaffermarsi come persone.

W. B. Yeats scrive “la responsabilità ha inizio nei sogni”, poesia utilizzata da Luca di Fulvio come epigrafe in un precedente romanzo.

È una frase straordinaria, che solo un grande poeta poteva scrivere, perché ha più di una lettura.

Ma fondamentalmente significa che quel che sogniamo ci definisce.

È come se la nostra vita intera nascesse da quel che sappiamo sognare.

Il sogno è un utero che ci contiene integralmente, profondamente.

Non a caso usiamo sognare come sinonimo di desiderare.

Che cosa c’entrano i sogni con il romanzo d Di Fulvio?

Bottana.

È così che viene chiamata Rosetta ad Alcamo dai suoi compaesani, perché nella Sicilia rurale se sei una bella donna che preferisce vivere da sola invece che trovare un marito ed iniziare a mettere al mondo dei figli non puoi essere altro che una puttana.

Meccanico.

È questa la professione che vorrebbe svolgere Rocco, un giovane palermitano che desidera sottrarsi a un destino di violenza che sembra essere stato già tracciato per lui dal sangue da suo padre, uno spietato uomo d’onore morto per salvare il boss locale sette anni prima.

Leggere.

È questa la capacità che rende tanto diversa la tredicenne Raechel dalle sue coetanee della piccola comunità a Sorocincy di ebrei polacchi in cui è nata e cresciuta.

Libertà.

È questo il sogno che accomuna Rosetta, Rocco e Raechel.

Il sogno appunto.

Tre ragazzi che sognano di non essere schiacciati da un mondo che sembra aver scritto il loro destino.

Tre ragazzi che sognano la libertà, quella libertà che li condurrà fino a Buenos Aires, in un mondo nuovo e crudele nel quale cercheranno di realizzare i loro sogni.
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La figlia della libertà è un romanzo bellissimo.

Pieno zeppo di passione e speranza.

Rosetta è cresciuta in una famiglia in cui suo padre picchia la madre.

Si occupa della terra della sua famiglia senza l’aiuto di nessuno.

Rocco è figlio di un uomo che ha sacrificato la sua vita per salvare quella del suo padrino.

Vive da sempre vicino ad un potente uomo di malavita, che con una parola può decretare vita o morte, fortuna o rovina, sicurezza o pericolo, ma non per questo ha deciso di diventare un ingranaggio di un sistema corrotto e insanguinato.

Raechel cresce con un padre amorevole che le insegna a leggere e scrivere, attività severamente proibite alle donne.

In casa subisce i maltrattamenti di una matrigna che la vorrebbe mansueta e analfabeta.

Non voglio svelare di più.

Tra le baracche di una Buenos Aires di inizio secolo, sospesa tra lo squallore delle baraccopoli e l’opulenza dei quartieri ricchi, Luca di Fulvio costruisce una storia straordinaria.

Un romanzo scritto con assoluta precisione di scrittura e di pensiero.

Un romanzo che si appicca addosso al lettore fin dalle prime pagine.

Doloroso e che va dritto alla pancia.

E proprio per questo un romanzo necessario.

RUBRICA A CURA DI ROBERTO FIORINI