Home Arezzo Marco Donati, insieme ad alcuni amici, ha lanciato una petizione alla presidenza del Consiglio “Salviamo le Imprese, salviamo il Paese”

Marco Donati, insieme ad alcuni amici, ha lanciato una petizione alla presidenza del Consiglio “Salviamo le Imprese, salviamo il Paese”

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Marco Donati, insieme ad alcuni amici, ha lanciato una petizione alla presidenza del Consiglio “Salviamo le Imprese, salviamo il Paese”
Marco Donati

Qualcuno può immaginare il nostro Paese senza le sue imprese, senza i posti di lavoro, senza il gettito che garantiscono al nostro sistema pubblico?

Sembra una fiction desolante e apocalittica, invece giorno dopo giorno, ora dopo ora, l’impatto economico di questo virus si sta rivelando in tutta la sua portata. Più passa il tempo, più la minaccia si fa chiara, il pericolo evidente. Questo è un tempo diverso, un tempo in cui i decisori sono chiamati a scelte straordinarie e coraggiose.

L’emergenza sanitaria, causata dal Covid-19, ci ha colti di sorpresa. L’Italia, nazione dalle straordinarie risorse umane, ha reagito con il coraggio, la dedizione, l’altruismo del personale della sanità, delle forze dell’ordine, delle aziende che garantiscono i servizi essenziali, di tutti coloro che – nel rispetto delle norme – continuano a lavorare nonostante il rischio di contagio.

Siamo tutti concordi nel definire coloro che mandano avanti il Paese in queste ore come eroi, sono le persone in prima linea: medici, infermieri, agenti, militari, operai, camionisti, tutti coloro che continuano a svolgere i servizi essenziali per la nostra salute, la nostra sicurezza e le nostre vite.

Questa è solo la prima enorme ondata, dobbiamo essere consapevoli di quello che arriverà dopo: in questa emergenza dev’essere immaginato e percorso anche un altro binario, altrimenti lo sforzo di questi giorni risulterà vano.

Le imprese italiane sono sottoposte a rischi enormi: la crisi che si è aperta colpisce contemporaneamente la domanda e l’offerta in un’economia già debole, lenta. Il periodo che ci separa dalla ripresa di tutte le attività rischia di essere troppo lungo e di innescare una crisi di liquidità che può essere fatale per larghissima parte del nostro sistema produttivo.

Le conseguenze reali, se non individuiamo presto soluzioni straordinarie, si ripercuoteranno su tutti noi: sui lavoratori del settore privato e sui professionisti. Allo stesso tempo ne soffrirà presto anche il bilancio dello Stato e la capacità di erogare spesa corrente.

Se non interveniamo con decisione e velocità, rischiamo di azzerare in pochi mesi larga parte della nostra capacità di produrre ricchezza e di redistribuirla, trasformando radicalmente l’Italia che conosciamo, che amiamo.

Riteniamo che mai come in questo momento, il destino delle imprese sia legato in modo inscindibile con quello del resto del Paese. Servono sforzi ed intenti comuni, serve solidarietà tra pubblico e privato.

Ci sentiamo chiamati a dare un contributo per la nostra stessa sopravvivenza. E chiamiamo a raccolta le intelligenze più attente. Chiediamo alle forze politiche, nessuna esclusa, di farsi carico – già dalle prossime ore – di collaborare per individuare le soluzioni necessarie a salvare il tessuto economico italiano e il futuro del nostro Paese.

Servono scelte coraggiose, lucide, che ci consentano di avere maggiore forza nei tavoli internazionali, ai quali il Paese è e sarà chiamato a partecipare.

Riteniamo sia il momento della verità, delle parole chiare, della comunicazione trasparente.

Questa quindi è la nostra risposta alla domanda iniziale: noi non vogliamo immaginare così il nostro Paese, lo vogliamo immaginare grandioso, capace, innovativo.

Per questo ci appelliamo affinché dalle prossime ore vengano attivati, rafforzati e resi stabili i tavoli di confronto tra forze politiche, rappresentanze datoriali, sindacali e delle professioni, affinché i provvedimenti che verranno individuati tengano conto dell’emergenza economica che sta calando sulle nostre teste.

Nessuno dev’essere lasciato solo e, soprattutto, non possiamo dimenticare che la difesa della nostra realtà imprenditoriale tutela una parte significativa del mondo del lavoro.

Il nostro è un richiamo forte al senso di responsabilità collettiva nei confronti del valore umano, sociale ed economico, rappresentato dalle nostre imprese. Senza questo valore, dobbiamo avercelo ben chiaro, saremo tutti meno garantiti, meno protetti, più vulnerabili.

L’Italia tra poche settimane dovrà ripartire più unita, più consapevole della propria forza e di alcune debolezze e, ci auguriamo, più semplice per chi ha iniziativa e vuole creare valore.

Chiediamo di far sentire la nostra voce. Lo chiediamo con forza, lo chiediamo a tutti.

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