Home Attualità L’appello di Insieme Possiamo per il Giorno del Ricordo: “Portiamo un fiore anche al Sacrario degli Slavi”

L’appello di Insieme Possiamo per il Giorno del Ricordo: “Portiamo un fiore anche al Sacrario degli Slavi”

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L’appello di Insieme Possiamo per il Giorno del Ricordo: “Portiamo un fiore anche al Sacrario degli Slavi”
sacrario degli slavi

SANSEPOLCRO. Di seguito il comunicato da parte di Insieme Possiamo in occasione del Giorno del Ricordo:

“Prendiamo atto che il matrimonio tra coalizione di centrodestra e la maestra Chieli è finalmente servito. La premessa fu la mozione sulle “Foibe” approvata in Consiglio Comunale. Il regalo di nozze l’elezione in Consiglio Provinciale, ma la data clou è il 10 febbraio per aggiungere un ulteriore ricordo a quelli tristemente noti a cui era finora relegata. Sì, il 10 febbraio è una data cara in particolar modo ai fascisti. Il 10 febbraio del 1918 D’Annunzio si rendeva protagonista della “Beffa di Buccari” nelle acque attorno a Fiume. Il 10 febbraio del 1936 iniziava in Etiopia la battaglia dell’Amba Aradam dove l’Italia fascista trionfò sugli etiopi col massiccio uso su militari e civili di armi chimiche. Il 10 febbraio del 1947 avveniva una ulteriore e definitiva disfatta del Fascismo. Disfatta da tutti i punti di vista dato che con i Trattati di Parigi si consegnavano alla Jugoslavia Istria e Dalmazia dove da dopo la Prima Guerra Mondiale, e con atroci costi umani, sventolava la bandiera italiana.

La persecuzione delle popolazioni slave durante il fascismo, la forzata italianizzazione, deportazioni ed infine la sconfitta militare lasciarono migliaia di italiani senza alcuna protezione. Molti pagarono con la vita l’essere stati a fianco del fascismo, altri la sola colpa di essere italiani. A quelli a cui andò meglio rimase l’esilio verso una Patria che li seppe accogliere nel peggiore dei modi. Più che una lotta tra fascismo italiano e comunismo jugoslavo sarebbe più obiettivo parlare di derive nazionaliste, persecuzioni e vendette. Di ideologico ci fu davvero poco.

L’approccio ad un tragico evento storico è corretto quando si esaminano le vere cause e le ragioni di quello che si vuol cercare di leggere. Gli jugoslavi non si sono svegliati una mattina con la fame di sangue italiano. Semmai si sono svegliati una mattina trovando l’invasore e dopo venti anni di sofferenze lo hanno ritrovato debole, perso e incapace di difendersi anche per enormi responsabilità di chi guidava l’Italia a quell’epoca.

Di tutto questo nelle prossime ore a Sansepolcro si sentirà parlare molto poco. Ci si soffermerà sulla retorica di crimini nascosti, sul fastidio che alcune forze politiche di sinistra provano davanti a queste presunte verità e si onoreranno nel modo sbagliato, strumentalizzandole, le vittime di quella stagione.

Nessuno ricorderà che l’impunità di chi diede ordini agli jugoslavi è la stessa impunità dei responsabili italiani della pulizia etnica. Sfuggirà il dettaglio che a Sansepolcro il “Giorno del Ricordo” è stato celebrato più volte anche recandosi sugli stessi luoghi delle barbarie avvenute vicino e lontano dal fronte orientale. I luoghi lontani sono Anghiari e Sansepolcro dove furono deportati e anni dopo sepolti cittadini jugoslavi perseguitati dal fascismo. Parte di questi cittadini sono poi morti a fianco dei partigiani locali per liberare l’Italia da quel regime e per regalare quelle libertà che oggi ci permettono di dibattere anche su questo tema senza rischiare di essere deportati. Quelli vicini sono i campi di concentramento di Gonars e Visco da dove venivano molti degli internati a Renicci, la Risiera di San Sabba e la Foiba di Basovizza. Sfuggirà che la sinistra a Sansepolcro non ha mai avuto paura di dibattere su questi temi, per il semplice fatto che sono alcuni degli argomenti più convincenti per distruggere i falsi miti che ancora accompagno il fascismo.

A tutti i cittadini liberi, anche grazie al sacrificio degli ospiti del nostro cimitero, rivolgiamo un invito semplicissimo: portate il 10 febbraio un fiore al Sacrario degli Jugoslavi di Sansepolcro e poi fate le vostre iniziative politiche. Andate al Sacrario e guardate quelle centinaia di cassette metalliche ed in particolar modo lo facciano quelli che non lo hanno mai fatto. Anche le maestre con le proprie classi.
Da lì tutto è iniziato.”