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Salute e gestione della pandemia: il COSAR chiede alla Asl accesso ai dati sanitari

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Salute e gestione della pandemia: il COSAR chiede alla Asl accesso ai dati sanitari
Chiara Attala

di Andrea Giustini

Il Comitato Sanitari Arezzo (COSAR) ha presentato alla Asl Toscana Sud Est il FOIA, un’istanza di accesso civico generalizzato che dà la possibilità di conoscere, a scopo informativo e scientifico, molteplici dati, nel caso specifico di carattere sanitario. L’avvocato Chiara Attala, dal presidio di fronte all’Ordine dei Medici di Arezzo organizzato per la manifestazione “Le Verità Negate”, ha spiegato ai microfoni di ArezzoWeb Informa di cosa si tratta e perché è stata avanzata questa richiesta.

«Noi siamo qui oggi insieme a comuni cittadini – ha dichiarato l’avvocato – per supportare l’azione che il COSAR sta facendo sia per i propri scritti che non iscritti: per tutti in realtà, senza distinzione di qualifica di professione, perché questo è un tema che riguarda tutti i cittadini, in primis le persone nella loro essenza. C’è bisogno di studiare e arrivare ad una risposta: risolvere dubbi che tutti si dovrebbero porre. La realtà di questi due anni di pandemia da Covid-19, la sua gestione, ancora ci richiede di farci domande».

I dati richiesti alla Asl Toscana Sud Est, non solo del San Donato ma di tutte le 13 strutture che la compongono, riguardano gli ultimi 5 anni e sono di 3 tipi: innanzitutto dati su quei reparti ospedalieri dove, stando al rapporto annuale di sorveglianza sugli eventi avversi, pubblicato da AIFA, si è registrato un aumento nel numero delle patologie: in medicina d’urgenza, in malattie infettive, in cardiologia. Ma anche ad esempio in geriatria, ostetricia e ginecologia. «Data di entrata e di ricovero, durata e uscita con diagnosi, ivi compresa l’eventuale vaccinazione Covid-19», ha detto l’avvocato durante l’intervista.

Poi dati sul numero di decessi avvenuti negli ultimi 5 anni, anche in questo caso con l’indicazione dell’eventuale vaccinazione Covid-19, e poi ulteriori dati sulle diagnosi, su richieste di esami e accertamenti clinici vari: riguardo ad esempio malattie degenerative, epatopatie, malattie autoimmuni, cardiache ecc. Tutto ciò verrà utilizzato per effettuare degli studi scientifici mirati. «Bisogna vedere se la gestione della pandemia e la scelta di imporre come misura sanitaria la vaccinazione generalizzata, per aiutare a non infettarsi e a non diffondere il Covid-19, non abbia aumentato la probabilità di altre malattie. Non solo l’aumento dei ricoveri, ma anche degli esami che vengono fatti alla fine realizza quello che lo Stato ha cercato di evitare: l’appesantimento della spesa sanitaria».

Il video dell’intervista completa all’avvocato Chiara Attala.